Siamo alle porte di un nuovo anno scolastico e i problemi della scuola in Emilia Romagna sono sempre gli stessi che ormai, da molto tempo, denunciamo: insufficienza degli organici – mai recuperata negli anni – in rapporto al progressivo e costante aumento degli studenti, scuole senza personale stabile per l’inadeguatezza dei meccanismi di reclutamento del personale, senza dirigente scolastico e direttore dei servizi generali amministrativi, carenza di docenti specializzati sul sostegno anche a fronte di un aumento delle certificazioni, classi con elevato numero di alunni soprattutto alle superiori, e via di questo passo. Se non arriveranno risposte adeguate dal Miur, le scuole dell’Emilia Romagna rischieranno il collasso. È notizia di queste ore che il Tar ha annullato il concorso per dirigenti scolastici in corso, i cui esiti avrebbero consentito la copertura di molte scuole della regione. Siamo molto preoccupati di questa sentenza e restiamo in attesa degli esiti del Consiglio di Stato, al quale il ministero si è appellato.

Alcuni dati: le scuole in Emilia Romagna sono 523 e ben 214 di queste non hanno il dirigente scolastico titolare. Queste scuole sono a “reggenza”, vale a dire che sono affidate dall’amministrazione a un dirigente scolastico, che, oltre a seguire la propria scuola, deve dirigere una o più scuole. Questa situazione, che ha assunto i contorni della normalità, sta causando un enorme aggravio di lavoro e di responsabilità, oltre che una inevitabile difficoltà di funzionamento delle scuole interessate. A questa realtà si aggiunge il fatto che mancano all’appello 258 direttori dei servizi generali amministrativi, altra figura apicale della scuola, pari al 49,5% delle scuole della regione. Nel corso degli anni questo personale, in assenza di concorso e di interventi puntuali dell’amministrazione scolastica, è stato sostituito da personale amministrativo facente funzione che ad oggi ancora non trova un'adeguata soluzione e stabilità.

Anche le procedure concorsuali riferite ai docenti vanno rapidamente concluse per permettere la stabilizzazione e la continuità didattica a partire dal 1° settembre prossimo. In una parola, la metà delle scuole dell’Emilia Romagna sono senza un governo stabile e le scelte messe in atto dal Miur, seppure vadano nella direzione giusta, sono insufficienti a coprire le carenze croniche, quando non adeguate ad affrontare le complessità ordinarie e straordinarie a cui la scuola è sottoposta, come, per esempio, quelle relative alla carenza degli organici e del personale, alle graduatorie e alle modalità di utilizzo inadeguate a rispondere alle esigenze di funzionamento della didattica a garanzia del diritto allo studio degli studenti.

L’accordo del 24 aprile scorso tra i sindacati, il presidente del Consiglio Conte e il ministro Bussetti, per la parte che riguarda la stabilità del personale precario, deve essere esigibile in tempi rapidi: tuttavia, i posti messi a disposizione dal Miur sono insufficienti a coprire i posti vacanti. Il rischio, come lo scorso anno, di coprire quei posti con migliaia di supplenti è molto concreto. Serve passare dalle parole ai fatti o sarà la realtà a travolgere il sistema scolastico. Le politiche di reclutamento inefficaci scontano colpevoli ritardi che si ripercuotono nella gestione della fase di emergenza nella quale ci troviamo e mai come quest’anno l’avvio dell’anno scolastico si prefigura caotico e complesso a causa anche dei molti pensionamenti ordinari o relativi alla quota 100. Per questo servono misure straordinarie e tempi certi di risoluzione dei problemi. Sollecitiamo gli attori istituzionali a prendere posizione per sostenere la scuola pubblica e garantire un avvio regolare dell’anno scolastico all’insegna del rispetto del diritto allo studio degli studenti e della dignità del personale scolastico, troppo spesso calpestata.

La risposta, sia chiaro, non è l’autonomia differenziata; al contrario, con questo percorso, si alimentano divisioni e diseguaglianze nel Paese, senza affrontare i problemi veri della scuola a causa delle continue incertezze legate al taglio delle risorse, alla mancanza di investimenti e a un'adeguata programmazione e valorizzazione del personale. La scuola ha bisogno di certezze, di stabilità, di continuità didattica, di risorse professionali adeguate e non può essere oggetto di scorribande politiche della politica di turno o di quartiere.

Monica Ottaviani è segretaria generale Flc Cgil Emilia Romagna