Roma è scesa in campo per Roma. Oggi, 25 ottobre, è stato il giorno dello sciopero generale di tutti i lavoratori delle società partecipate. Proclamato Cgil, Cisl e Uil ha riguardato circa 30 mila lavoratori di società controllate dal Comune, spesso con bilancio in rosso, sotto organico, sempre più impossibilitate a fornire un servizio adeguato ai cittadini e amministrate negli anni assai malamente.

I dati sono confortanti. Come riportato da Natale Di Cola, della segreteria Cgil di Roma e Lazio, "l'alta adesione allo sciopero dimostra che stavamo dalla parte giusta e che la sindaca Raggi non aveva capito cosa stava accadendo. Ci aspettiamo ora una radicale inversione di tendenza sulla gestione delle partecipate, altrimenti la mobilitazione continuerà". Secondo Di Cola "se la giunta vuole riconciliarsi con il mondo del lavoro servono atti importanti. Ci aspettiamo grande discontinuità nella gestione, la sindaca esca dal silenzio e dica cose vuole lasciare in eredità sulle partecipate, perché la gestione attuale è quella che ha portato tutti i lavoratori in piazza". Duro il giudizio sull'assessore al Bilancio: "Lemmetti è un ostacolo allo sviluppo e alla corretta gestione delle partecipate di Roma".

Secondo i sindacati l'adesione in Ama è al 75 per cento (“Per avviare il servizio sono dovuti scendere in campo i dirigenti, compreso il presidente Stefano Zaghis, che nel suo territorio ha trovato due persone", ha raccontato Di Cola) al 90 per cento quella dei lavoratori di Roma Metropolitane, al 50 per cento nei servizi Zètema. Quasi tutti chiusi gli asili comunali. Off limits anche i punti di informazione turistica e siti importanti come Palazzo Nuovo e Circo di Massenzio, adesioni anche nelle biblioteche e negli uffici. Chiuso anche il Museo Barracco, alcuni musei aperti,"con la scorretta e grave sostituzione dei lavoratori in sciopero con i precari della società esterna H501 e al personale delle pulizie", si legge in una nota della Fp di Roma e Lazio.

Quanto alla piazza, l'appuntamento era fissato alle 10 sotto al Campidoglio – piazza piena, tanti lavoratori e palloncini di Cgil, Cisl e Uil che volano in aria – per una manifestazione che ha chiamato a raccolta non solo i lavoratori direttamente coinvolti dalle crisi di Ama, Atac e via dicendo, ma i cittadini di una capitale che tutti i giorni scontano sulla propria pelle disservizi sempre più insostenibili. Presenti ovviamente anche i dipendenti delle due ultime crisi: quella di Roma Metropolitane, liquidata nei giorni scorsi, e di Multiservizi: 3.500 licenziamenti previsti e probabili entro dicembre in vista della scadenza del contratto con Roma Capitale. Ma le adesioni da società civile, partiti e movimenti sono state tantissime, a conferma di un malcontento sempre più crescente.

Come detto, a protestare contro l’amministrazione Raggi e il suo assessore al Bilancio Gianni Lemmetti sono stati gli addetti di tutte le società partecipate dal Comune: Ama, Atac, Farmacap, Multiservizi, Aequa Roma, Zetema, Risorse per Roma, Roma Servizi, Roma Metropolitane. La partita è di grande rilievo e sullo sciopero è intervenuto anche il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha precisato: non si tratta affatto, come sostenuto da alcuni, di uno sciopero politico, “lo sciopero parte dal fatto che è sotto gli occhi di tutti come le aziende non stanno funzionando e c'è una responsabilità anche del Comune nel non affrontare, anche insieme ai sindacati, un problema molto serio che riguarda il funzionamento di quelle aziende”.



“Non è uno sciopero a cuor leggero – aveva detto alla vigilia Di Cola –. È uno sciopero per Roma, dove i cittadini hanno servizi scadenti e i lavoratori lavorano in condizioni umilianti, basta con il degrado di questa città”. “Siamo stufi di vivere nel degrado con servizi scadenti e dipendenti che lavorano in condizioni umilianti, con violenze su operatori Atac e Ama. Un clima così ostile nei confronti dei lavoratori non c'era mai stato”, aveva aggiunto il sindacalista. 

Di Cola ha ricordato il difficile rapporto con la giunta Raggi: “Quando abbiamo incontrato la sindaca in passato ci è stato raccontato che le aziende rimarranno pubbliche e non saranno liquidate, poi però abbiamo capito che qualcuno non diceva la verità: Ama ha cambiato cda per l’ennesima volta ed è stata decisa la liquidazione di Roma Metropolitane. Evidentemente il dipartimento Partecipate ha deciso di privatizzare le municipalizzate capitoline facendole morire”.

“Nell’amministrazione capitolina – ha proseguito – 5 mila persone sono andate in pensione e sono state sostituite, nelle partecipate invece sono andati in pensione in 4 mila, ma non una persona è stata assunta. Non c’è alcun progetto di rilancio: non abbiamo neanche potuto dire di no perché non ci è stato proposto nulla. Lo sciopero è uno sciopero per Roma. Anche le associazioni dei consumatori sono dalla nostra parte, perché i servizi non sono all’altezza. Non c’è un progetto sul ciclo dei rifiuti, sulla mobilità né sull’amministrazione. È ora di dire basta e mettere un freno al degrado di questa città”. “Da tanto non sentiamo la sindaca, ma vorremmo chiarire una cosa: la liquidazione significa che una società chiude, non può significare un’altra cosa”, ha concluso Di Cola.

“È il primo sciopero generale di Roma, non c'era mai stato – ha detto il segretario della Uil Lazio Alberto Civita –, perché quello che facemmo con Marino era uno sciopero dei dipendenti pubblici. È uno sciopero politico da quando ci hanno mandato la polizia a forzare il cordone di lavoratori al presidio di Roma Metropolitane”. Sulla stessa lunghezza d'onda la Cisl: “Ce l'abbiamo messa tutta a trovare gli accordi con questa amministrazione, ma poi gli accordi sono diventati carta straccia. Noi vogliamo difendere le partecipate e il loro carattere pubblico”, ha detto Gianpaolo Pavon.

Aggiornato alle 16.46