Il sindacato degli edili torna a criticare con forza il decreto “sblocca cantieri” dell'esecutivo, annunciando l'avvio imminente della protesta. “Aspettiamo ormai solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto sblocca-porcate per dare il via a una mobilitazione, per costringere le forze politiche di maggioranza a cambiarlo”.

In caso contrario, avverte, “il governo del cosiddetto cambiamento si assumerà la responsabilità di far tornare il settore dei lavori pubblici alla peggiore legge della giungla, con il massimo ribasso che torna la regola (e quindi compressione di diritti, salari, scarsa qualità dei materiali), con una discrezionalità delle stazioni appaltanti che incentiverà corruzione e infiltrazioni, con un aumento significativo del subappalto che vuol dire meno trasparenza, lavoro nero e grigio, maggiori infortuni”. Così Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil.

Il sindacalista quindi prosegue: “Facciamo appello a tutte le forze politiche, ai singoli deputati e senatori affinché questa scelta sbagliata, che non farà ripartire alcun cantiere oggi bloccato, non si compia, affinché questa scelta ingiusta – che colpirà solo i lavoratori e le imprese più serie e strutturate – non diventi legge della Repubblica”. Al contrario, la strada da seguire è un'altra: “Abbiamo bisogno di politiche industriali e di scelte anche innovative da parte del sistema privato, delle banche e del pubblico, a partire da Cassa depositi e prestiti, affinché si mettano in sicurezza le aziende principali del settore, da Astaldi a Cmc, da Tecnis a Condotte e quindi i loro indotti e fornitori, le cui difficoltà stanno bloccando i cantieri”.

Siamo di fronte infatti – continua Genovesi – “a una grande e ingiusta mistificazione”: i grandi cantieri in esecuzione sono fermi perché le aziende che si sono aggiudicate i lavori o che sono tra le prime in graduatoria sono con l’acqua alla gola; i nuovi cantieri non partono per l’eccesso di passaggi burocratici che dallo studio di fattibilità all’esecuzione dell’opera portano all’apertura di un cantiere, “perché manca personale qualificato nelle stazioni appaltanti, perché anche quando vi sono piani industriali pronti di salvataggio, strane ‘guerre per bande’ impediscono di andare avanti”.

Non c’entra nulla il massimo ribasso, non c’entra nulla la liberalizzazione dei subappalti nei consorzi, non c’entra nulla la riduzione dei controlli antimafia, conclude: “Se qualcuno pensa di utilizzare strumentalmente la fame di lavoro di migliaia di disoccupati o le paure di chi rischia di perdere il posto, solo per tornare indietro su diritti, legalità e sicurezza, abbia almeno l’onestà di dirlo e di rivendicare che le uniche cose che si sbloccheranno saranno, appunto, le porcherie”.