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Questa volta il ministro Salvini ha esultato come se avesse vinto al Superenalotto. In effetti è un po’ come se gli fosse successo, visto che ha scommesso molto sul Ponte sullo Stretto, trasformandolo quasi in una sfida personale, contro tutto e contro tutti. L’approvazione definitiva del progetto da parte del Cipess, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, “che comprende una articolata documentazione presentata dal ministero delle Infrastrutture e trasporti”, è stata quindi accolta con gli squilli di tromba e presentata con annunci in pompa magna.
Scelta sbagliata e pericolosa
“Con le dichiarazioni euforiche della presidente del Consiglio e del ministro dei Trasporti si consuma l’ennesimo atto arrogante e irrispettoso dei veri bisogni della Sicilia, della Calabria, del Mezzogiorno e dell’intero Paese - dichiarano il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Fillea Antonio Di Franco -. Il Ponte sullo Stretto rappresenta una scelta sbagliata e pericolosa. Le priorità dell’Italia sono altre, a cominciare dal completamento del piano di infrastrutturazione avviato dal precedente governo e grazie ai fondi del Pnrr, che prevede opere ferroviarie e autostradali moderne, potenziamento dei porti e interventi per il rifornimento idrico, ma che registra ritardi e riduzioni di finanziamenti, soprattutto al Sud”.
Record mondiali
L’opera prevede una campata unica di oltre 3 chilometri, sei corsie stradali e due binari ferroviari con marciapiedi laterali, con torri alte circa 400 metri. Sono previsti infatti oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari per connettere l’infrastruttura. Sarà il ponte a campata unica più lungo del mondo. I lavori dureranno sei anni e inizieranno nel 2025. Il ponte dovrebbe essere percorribile entro il 2032-2033, mentre il valore aggiornato del progetto è di circa 13,5 miliardi di euro. Insomma ancora viene spacciato come un’opera strategica, da record mondiali.
Sicilia senz’acqua
Peccato che più di tre milioni di cittadini siciliani che non hanno l’acqua ancora non avranno risposte a questa necessità vitale. “Le stesse opere indispensabili per collegare Calabria e Sicilia al resto del Paese, che rappresentano un’idea di sviluppo – proseguono Gesmundo e Di Franco - e potrebbero invertire i processi di spopolamento, subiscono ritardi e mancanza di finanziamenti, mentre il governo destina 13,5 miliardi di euro al progetto del Ponte”.
Sud senza infrastrutture
La Corte dei Conti ha infatti di recente evidenziato i ritardi nell’elettrificazione delle reti ferroviarie del Mezzogiorno e di quelle regionali, fondamentali per lo sviluppo territoriale. L’Osservatorio sulle opere strategiche della Camera dei deputati ha pubblicato un rapporto che denuncia il taglio di 11,4 miliardi di euro per la realizzazione di opere strategiche nel Mezzogiorno.
Per quelle della Calabria mancano per esempio: la Statale Ionica 106 (5.198 milioni di euro), il completamento e la messa in sicurezza della A2 Salerno-Reggio Calabria (2.950 milioni di euro), e l’adeguamento e la velocizzazione della linea ferroviaria ionica – tratta Sibari (466 milioni, dati aggiornati a maggio 2025).
“Questo piano di infrastrutture, come abbiamo già denunciato, non ha ricevuto adeguate attenzioni da parte del ministro dei Trasporti - dicono ancora i due dirigenti sindacali -. Noi rappresentiamo migliaia di lavoratori impegnati quotidianamente nei cantieri per la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture, e i comparti delle manutenzioni stradali e ferroviari soffrono perché il governo non investe abbastanza e non chiarisce qual è il suo ruolo nelle società dove nella compagine azionaria c’è lo Stato”.
Per quanto riguarda il Ponte, “l’Anac, ignorato dall’esecutivo, ha mosso numerosi rilievi sull’iter seguito: ai sensi della direttiva europea sugli appalti si sarebbe dovuto ricorrere a una nuova gara, dato che l’adeguamento dei costi supera il 50 per cento del prezzo originario, e la mancanza di un progetto esecutivo completo non permette di quantificare i costi”.
Rilievi e ricorsi
Ma i rilievi dell’Autorità nazionale anticorruzione non sono gli unici che pendono sull’opera: nonostante l’approvazione del Cipess, l’iter non è del tutto concluso. Manca la bollinatura della Corte dei Conti che deve accertare la legittimità degli atti del progetto e la compatibilità con le risorse finanziarie. Poi ci sono gli esiti dei ricorsi depositati dalle associazioni ambientaliste e l’esame da parte di Bruxelles della documentazione presentata dall’Italia.
La notifica ricevuta a giugno include la valutazione d'incidenza ambientale prevista dalla normativa, i motivi imperativi d'interesse pubblico che giustificherebbero l'opera e le misure compensative proposte. A questo proposito, per illustrare le posizioni del sindacato contro la realizzazione del Ponte, l’11 settembre prossimo la Cgil sarà ascoltata dalla Commissione europea a Bruxelles.
Cittadini e movimenti in campo
“Cresce la consapevolezza delle persone che questa opera non serve, anzi è inutile – spiega Pietro Patti, segretario generale Cgil Messina -. Ci sono tante iniziative di informazione alla cittadinanza, gli abitanti si stanno rendendo conto che il Ponte avrà un impatto negativo anche nella zona sud e centro della città, dove ci saranno espropri perché si dovranno costruire gallerie sotterranee e stazioni ferroviarie”.
Oggi, 7 agosto, è in programma un’assemblea pubblica del coordinamento Noponte a Casa Cariddi a Messina, per discutere e annunciare le nuove iniziative di contrasto all'opera, sabato 9 è in programma un corteo con partenza da piazza Cairoli, organizzato da tanti soggetti, a cui la Cgil invita a partecipare.
“Preoccupa e rammarica l’approccio più elettorale che politico e responsabile nella gestione di ingenti risorse pubbliche – concludono Gesmundo, Cgil, e Di Franco, Fillea –, particolarmente grave in un momento in cui emergono con chiarezza le difficoltà di trovare risorse future per l’economia infrastrutturale del Paese. Come Cgil continueremo da un lato a rivendicare il rispetto delle norme e delle regole per la realizzazione delle grandi opere, e dall’altro rafforzeranno il nostro impegno nel monitorare l’avanzamento dei progetti infrastrutturali nel Mezzogiorno, coinvolgendo lavoratori e cittadini, per favorire la realizzazione delle opere già programmate e avviate, nel rispetto del lavoro e della legalità”.