Il giorno della verità è arrivato. Il 30 novembre scorso Electrolux aveva annunciato un piano di riorganizzazione con 3 mila licenziamenti in tutto il mondo, dovuto al calo del mercato (soprattutto europeo) e alle incerte prospettive per il 2024. Giovedì 18 gennaio sono arrivati i numeri italiani: gli esuberi sono 373, divisi tra 199 operai e 174 impiegati.

“La multinazionale degli elettrodomestici – spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil nazionali – ha dato la disponibilità a escludere i licenziamenti coatti e a gestire le eccedenze attraverso accordi di uscite incentivate e subordinate al criterio della non opposizione individuale, quindi quelle che comunemente vengono dette uscite volontarie”.

Gli operai coinvolti sono 199: a Porcia (Pordenone) e a Forlì, dove è in corso il contratto di solidarietà che scadrà nel giugno prossimo, gli esuberi sono rispettivamente 95 e 70; la maggior parte delle eccedenze deriva dal calo dei volumi, mentre circa una decina dal nuovo piano di riorganizzazione. Per quanto riguarda gli altri stabilimenti, a Susegana (Treviso) sono 17, a Cerreto d’Esi (Ancona) 13 e a Solaro (Milano) 5.

Gli impiegati in esubero sono 174: 73 esuberi a Porcia, 38 a Forlì, 30 a Susegana, 13 a Pordenone, 5 a Cerreto, 5 a Solaro e infine 10 sales localizzati prevalentemente in provincia di Milano.

Le motivazioni dell’azienda

Il piano di riorganizzazione è dovuto anzitutto al calo del mercato europeo: nel 2022 il decremento è stato del 12,8%, mentre nei primi nove mesi del 2023 è stato del 7,1%. Il calo, dovuto a un contesto segnato da alta inflazione, alti costi delle materie prime e forte concorrenza asiatica, ha avuto un impatto negativo sui conti della società svedese, con un Ebit (ossia il margine prodotto dall’attività senza considerare oneri finanziari e imposte) sotto le aspettative.

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Anche per il 2024 le prospettive, nonostante il gradimento dei consumatori e i buoni risultati sul tema dell'impatto ambientale di siti e prodotti, non segnalano una ripresa significativa. L’obiettivo aziendale è dunque quello di risparmiare 900 milioni nel 2024, da qui la decisione di avviare i 3 mila esuberi su scala mondiale.

La posizione dei sindacati

“Abbiamo avanzato alcune richieste – spiegano Fiom, Fim e Uilm – su cui attendiamo risposte: il ritiro della dichiarazione di esuberi nello stabilimento di Solaro (Milano), in quanto contraddittoria rispetto alle intese pregresse; l’eliminazione dell’obbligatorietà dell’uscita per chi può agganciare la pensione; l’introduzione del part time volontario e della ricollocazione interna come strumenti alternativi di gestione degli esuberi”.

I sindacati chiedono anche “l’impegno a incrementare il novero delle postazioni per i lavoratori con ridotte capacità lavorative; l’introduzione dell’outplacement a supporto di chi sceglierà di uscire; la revisione in meglio degli incentivi con una voce aggiuntiva per chi opta per l’uscita in tempi brevi; il confronto mensile con i delegati di stabilimento su tutti gli aspetti applicativi dell’accordo a partire dalle dinamiche produttive e occupazionali”.

Il prossimo incontro è in calendario per lunedì 5 febbraio, vertice da cui i sindacati si attendono risposte positive alle loro richieste. “In ogni caso – concludono le tre sigle – diventa sempre più evidente la necessità di aprire un tavolo del settore degli elettrodomestici con il governo, per salvaguardare la sopravvivenza stessa di un comparto votato alle esportazioni, ma oggi in estrema difficoltà a causa sia della contrazione di mercato sia degli incrementi dei costi”.