Invece di andare avanti si va indietro. Lo smart working, strumento innovativo di organizzazione del lavoro, nonostante i buoni risultati ottenuti duranti l’emergenza pandemica, è ritenuto da diverse aziende come una sorta di privilegio e di accomodamento per chi non ha troppa voglia di lavorare. Nel mondo dell’editoria RCS Mediagroup non vuol sentir ragione, e continua a perseverare nel non dare risposte soddisfacenti su l'organizzazione del lavoro, la gestione della turnistica e il rifiuto ostinato di implementare lo smart working.

“Sin dall'inizio dell'emergenza sanitaria globale -informa la Segretaria nazionale, Giulia Guida- lo smart working si è rivelato un modello efficace per assicurare la continuità lavorativa, senza compromettere la salute e il benessere dei dipendenti, e la produttività aziendale. Ciononostante, RCS Mediagroup ha rifiutato categoricamente di considerare questa modalità lavorativa come una soluzione permanente o almeno parzialmente integrata. Questo rifiuto -prosegue Guida- non tiene conto delle esigenze dei dipendenti di conciliare la vita lavorativa con quella privata e ignora i benefici accertati in termini di incremento della produttività e della qualità del lavoro svolto”.

La gestione del lavoro presso RCS Mediagroup “continua a essere caratterizzata dal mancato rispetto dell’accordo nazionale del 2023 che prevedeva alcuni vantaggi per i lavoratori. Una situazione -fa sapere Giulia Guida- che crea incertezza e frustrazione tra i dipendenti che hanno sempre contribuito fattivamente al lavoro in RCS”.

Ecco perché la sindacalista definisce ‘inaccettabile’ la linea adottata da RCS Mediagroup e chiede che l'azienda “riveda in tempi brevi le sue politiche di gestione del lavoro”.

Slc Cgil sostiene perciò le lavoratrici ed i lavoratori di RCS Mediagroup e si dice pronta “a proseguire, con tutte le azioni necessarie, la difesa dei loro diritti ed affrontare e governare le nuove sfide che attendono il settore in un confronto costruttivo cui i sindacati non si sono mai sottratti”.