E’ stato di agitazione dei lavoratori al Policlinico Casilino, dove, nonostante il nuovo contratto nazionale di lavoro sia entrato in vigore nel luglio scorso, Eurosanità spa, proprietaria della struttura, non ha ancora dato piena applicazione al ccnl.

“E inaccettabile pensare di continuare a posticipare la piena applicazione del nuovo contratto. I lavoratori hanno già dovuto attendere 14 anni per il rinnovo e si stanno facendo carico di una pandemia senza precedenti. Negare loro il diritto alla giusta retribuzione è un atto vergognoso”, dichiarano Roberto Scali, Sergio Pero e Domenico Frezza, responsabili territoriali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. “Tanto più quando non ci sono problemi di bilancio. Non si può fare profitto mortificando i lavoratori”.

Ad oggi, infatti, spiegano i sindacalisti, “l’azienda non ha ancora applicato interamente il ccnl sanità privata, firmato l'8 ottobre 2020, visto che a decorrere dal mese di novembre incluso, in modo arbitrario, ha adeguato il tabellare solo nella misura del 50%, mentre nei mesi di agosto e settembre non sono stati corrisposti ai dipendenti gli aumenti tabellari, nemmeno del 50%. Lo stesso dicasi della quota di 1.000 euro, prevista quale 'una tantum', che è stata erogata solo per la metà. E poi Ia Eurosanità spa ha revocato, unilateralmente, tutti i premi di incentivazione e produttività, così come quelli legati ad obiettivi di ricavo annuo, pregressi all’accordo sul contratto quando, nello stesso, viene espressamente vietato e, quindi, garantita la prosecuzione degli accordi di secondo livello”.

“Come accaduto già con Idi, Cristo Re e Fatebenefratelli, la situazione del Casilino rappresenta in maniera plastica il paradosso legato alla gestione e alla trasparenza delle risorse pubbliche destinate ai servizi sanitari in accreditamento in questa regione. Le strutture private accreditate sono punti di riferimento per la salute dei cittadini, al pari delle strutture pubbliche, ma allo stesso tempo sono i cittadini e i lavoratori a pagare l’opacità della gestione finanziaria delle risorse erogate dalla Regione”, rimarcano i dirigenti sindacali.

“Pretendiamo che da una parte l’amministrazione torni indietro e eroghi nei tempi adeguati gli incrementi riconosciuti dal nuovo contratto, inclusa l’una tantum e i premi, e che, dall’altra, le istituzioni, a partire dalla Regione Lazio, intervengano nel caso specifico e per accelerare sulla necessità di rivedere le regole sulla gestione delle risorse e la trasparenza dei bilanci di chi svolge a tutti gli effetti un servizio pubblico”, proseguono i rappresentanti dei lavoratori.

“Per questo, abbiamo scritto al Prefetto e indetto lo stato di agitazione - concludono i sindacalisti -. E in mancanza di soluzioni concrete, siamo pronti a proclamare lo sciopero del personale”.