Non ci sarà la reindustrializzazione del sito Te Connectivity di Collegno (Torino). È quanto è emerso nella riunione del tavolo di crisi che si è tenuta mercoledì 11 giugno presso la Regione Piemonte. Il 31 agosto l’azienda chiuderà. Per i 144 lavoratori ancora presenti nello stabilimento, dal 1° gennaio in cassa integrazione, rimangono solo i progetti di formazione per reinserirsi nel mercato del lavoro.

La multinazionale svizzero-statunitense, che produce connettori per elettrodomestici, a metà novembre 2023 aveva annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento, dove allora lavoravano 220 dipendenti, per delocalizzare all’estero.

Per motivare la decisione, l’azienda aveva parlato di “un calo del 27 per cento della produzione”, cui si aggiungevano “la riduzione della domanda, l’incremento dei costi nell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) e la conseguente erosione dei margini”.

Negli ultimi mesi una speranza per la reindustrializzazione si era riaccesa, visto l’interessamento di un’azienda all’acquisizione. Operazione che però, nella riunione istituzionale del 7 aprile scorso, è stata poi dichiarata naufragata a causa degli alti costi dell’energia e dell’incerta situazione economica internazionale.

Sindacati: “Ai lavoratori resta solo la formazione”

“Chiude per sempre un sito importante, capace di produrre connettori elettrici per un’ampia gamma di destinazioni industriali, un sito che ha fatto storia con i cablaggi costruiti per l’Apollo 11”, spiegano i responsabili locali di Fiom Cgil e Fim Cisl: “Perdiamo un polo di competenze manuali e tecniche che avrebbe dovuto essere il fulcro attrattivo per altre aziende nelle dichiarate intenzioni della multinazionale uscente”.

Fiom e Fim così concludono: “Ora rimane soltanto la formazione per i lavoratori, che però non dà certezza di trovare un impiego. A fine luglio, comunque, faremo un primo monitoraggio della formazione. Non si può lasciare che le delocalizzazioni avvengano in questo modo, anche perché le percentuali di reindustrializzazioni riuscite sono basse”.