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Il 28 novembre al teatro Miela di Trieste la Fillea Trieste e Gorizia, organizzazione storicamente impegnata nella promozione della sicurezza, della prevenzione e della tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, presenta un convegno dedicato al lavoro nella sua accezione più triste e drammatica, infortuni e morti.
L’obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare sull’importanza cruciale della prevenzione e delle norme antinfortunistiche e trasmettere una cultura della sicurezza che veda l’attenzione alla persona e all’integrità fisica come un valore non negoziabile e un elemento centrale della professionalità. Per questo, nella prima parte della mattinata, sono state invitate anche le scuole, perché possano appieno comprendere l’emergenza che si vive oggi nel nostro Paese su questo fronte.
“Si scrive Operaicidio, si legge strage quotidiana e infinita del lavoro che uccide, e proprio da questo neologismo – si legge nella nota del sindacato – partiamo per la nostra analisi approfondita che affrontiamo nell’arco di un’intera mattinata, in parte anche dedicata a un pubblico di studenti e quindi futuri lavoratori. Presenteremo il film documentario del regista Luca Bianchini, prodotto da Alveare Cinema e da Rai Documentari, Articolo 1, un racconto corale che esplora il lavoro come identità, diritto e terreno di trasformazione sociale. A seguire avremo con noi nella sala del teatro Miela gli autori del libro Operaicidio, il giornalista Marco Patucchi e il magistrato di cassazione Bruno Giordano, che presenteranno la prima opera esaustiva e di denuncia su una delle tragedie più dolorose del nostro Paese. Emergenza infinita diventata normalità con una media di tre morti di lavoro al giorno, nella colpevole latitanza della politica e delle istituzioni. Operaicidio è un neologismo oggi inesistente ma tanto necessario. Attraverso una sorta di ‘semantizzazione’, i vari capitoli dell’opera sono impostati come voci di un dizionario enciclopedico che spiega il significato sociale, economico, umano (privato e pubblico), le cause, i costi, le soluzioni possibili e le responsabilità (anche politiche) di una guerra civile che nessuno sa o vuole vincere”.
“L’opera – continua la nota – contrasta e supera un racconto meramente fatto di numeri e nomi sulle pagine della cronaca, a favore di una visione allargata che contempla e auspica anche proposte concrete di intervento e riforma. Si guarda inoltre al versante oscuro degli infortuni che quasi mai vengono denunciati; alle morti da amianto; alla responsabilità dell’informazione per il linguaggio usato nella cronaca; ai silenzi di Stato del sistema radiotelevisivo pubblico; ai fatti dolosi in un lavoro tanto irregolare da diventare criminogeno; allo sfruttamento del caporalato; alla perdita di memoria, agli orfani e ai coniugi dimenticati; alla evidente inconcludenza di percorsi giudiziari che si prolungano troppo e si spengono quasi sempre in assoluzioni o prescrizioni”.
È da questi spunti che nell’ultima parte della mattinata il sindacato si confronterà in una tavola rotonda con le istituzioni e con il mondo datoriale. Moderatore sarà il giornalista Enzo D’Antona, a esprimere i loro pensieri saranno Paola Senesi, segretaria nazionale Fillea Cgil; Elisabetta Faidutti, segretaria provinciale e regionale Fillea Cgil; Massimo Marega, segretario Cgil Trieste. E ancora Marco Patucchi, Bruno Giordano, Alessia Vitozzi, tecnico della prevenzione e coordinatrice gruppo appalti Ausl Bologna, Barbara Alessandrini, referente Salute e Sicurezza del Lavoro, Servizio Prevenzione Regione Autonoma Friuli Venezia-Giulia. In collegamento da Roma il senatore Tino Magni, presidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro.
Morti sul lavoro, anche in Friuli Venezia-Giulia è emergenza senza fine diventata normalità
Lieve flessione dei casi denunciati, ma nessuna vera inversione di rotta sul fronte degli infortuni. Tra gennaio e settembre, infatti, in Friuli Venezia-Giulia si sono verificati 11.502 infortuni sul lavoro, in calo dell’1% rispetto allo stesso periodo del 2024. Gli infortuni mortali sono stati 14, contro i 15 dei primi nove mesi del 2024. A fornire i numeri, basati sulle tabelle mensili Inail, è la Cgil, in sede di presentazione del convegno.
Il numero dei casi denunciati nei primi nove mesi del 2025 aumenta a Trieste (+1,8%), non registra variazioni a Pordenone, cala leggermente a Udine (-0,4%) e in modo più deciso a Gorizia (-8,6%). A livello settoriale, l’edilizia si conferma tra i settori più critici sotto il profilo della sicurezza: quasi il 10% degli infortuni “in occasione di lavoro” (è la casistica che non comprende gli infortuni in itinere) denunciati quest’anno in regione (756 su 7.879) e 2 dei 14 incidenti mortali si sono verificati nell’ambito delle costruzioni. Un dato alto, ma probabilmente sottostimato, se si considera che per circa un quarto degli infortuni in occasione di lavoro non viene indicato un settore di riferimento.
Da questi dati e da un andamento nazionale che vede quest’anno un incremento sia dei casi denunciati che delle morti sul lavoro (784 tra gennaio e settembre), emerge un quadro di “emergenza infinita diventata normalità, con l’Italia che viaggia a una media di tre morti di lavoro al giorno, nella colpevole latitanza della politica e delle istituzioni”, dichiarano i segretari Elisabetta Faidutti, Fillea Fvg e Massimo Marega, Cgil Trieste, nel presentare l’iniziativa di venerdì.























