Nidil Cgil e Uiltemp manifestano venerdì 10 maggio a Roma, davanti al ministero della Cultura, in presidio con gli ex collaboratori in partita Iva dello stesso dicastero, per chiedere sia il riconoscimento delle professionalità e del lavoro svolto sia una stabilità lavorativa per questi operatori. L’appuntamento è in via del Collegio Romano, a partire dalle ore 10.

“Il sistema dei beni culturali e la tutela del nostro patrimonio artistico non si possono reggere sul personale precario arruolato 'a singhiozzo', senza prospettive e senza tutele”, spiegano i segretari nazionali Nidil Cgil Roberta Turi e Uiltemp Gian Vincenzo Benito: “Nel 2020 il ministero decise di sopperire alla carenza di personale, che ancora oggi si attesta a circa 8 mila unità, con l'utilizzo di collaboratori e collaboratrici con partita Iva”.

Tra la fine del 2020 e il primo semestre del 2021 furono banditi i primi avvisi di selezione, ed espletati, sempre nel 2021, dalle Direzioni generali Abap, Musei e Biblioteche e Diritto d'autore. Le collaborazioni sono state prorogate fino a 18 mesi (al 31 dicembre 2022) sulla base dell'esito positivo delle attività svolte. Sono seguiti avvisi nel 2023, questa volta banditi dai singoli uffici e istituti periferici, per un massimo di nove mesi di collaborazione. Attualmente sono in corso di redazione gli avvisi 2024 per un massimo di sei mesi di collaborazione.

“A seguito di tutti questi avvisi – proseguono i due esponenti sindacali – il ministero si è avvalso, nel triennio, della qualificata ed esperta collaborazione di circa 800 professionisti di diverso profilo: archeologo, architetto, archivista, assistente tecnico di cantiere, assistente tecnico geometra, bibliotecario, esperto catalogatore, comunicatore, esperto gare e contratti, ingegnere (esperto in impiantistica, esperto in informatica, strutturista), restauratore, storico dell'arte, tecnico contabile”.

Nidil Cgil e Uiltemp rimarcano che oggi “i collaboratori a partita Iva chiedono una cosa sacrosanta: che l'esperienza maturata in questi tre anni presso gli uffici e gli istituti periferici non venga azzerata, ma sia al contrario valorizzata, mettendola a frutto attraverso modalità da individuare, per arrivare a una giusta stabilità lavorativa che gioverebbe a questi lavoratori e al patrimonio culturale del nostro Paese”.

Turi e Benito così concludono: “Stiamo chiedendo di incontrare i vertici del ministero dalla fine del 2023, ma a oggi nessuno si è degnato di risponderci. Per questo il 10 maggio abbiamo deciso di organizzare un presidio davanti al dicastero, insieme a una delegazione di collaboratori e collaboratrici per far sentire la nostra voce e chiedere insieme a loro un lavoro stabile con diritti”.