Eccola, regione per regione, l’Italia che ancora una volta scende in piazza e si mobilita con Cgil e Uil per cambiare il Paese.

Abruzzo Molise

Alto Adige

Basilicata

La Cgil di Potenza sarà in piazza a Roma per partecipare alle grande manifestazione nazionale indetta da Cgil e Uil, che tiene insieme salute e sicurezza, diritto alla cura, sanità pubblica, riforma fiscale e tutela dei salari.

“Al centro – spiega il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito – c’è il nodo della sanità. Chiediamo la tutela del diritto alla salute e del servizio sanitario nazionale e sistema socio-sanitario pubblico e universale. Sono necessarie risorse economiche, umane e organizzative. Occorre aumentare il finanziamento del servizio, sia in termini assoluti che in rapporto al Pil. Allo stesso tempo vanno incrementate le risorse destinate al rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale, per realizzare un piano straordinario pluriennale di assunzioni. Per la Basilicata, dove il sistema sanitario è in grande sofferenza e lo sarà ancora di più con l’autonomia differenziata – continua – e dove la migrazione sanitaria ha superato gli 80 milioni di euro, noi chiediamo l’approvazione del nuovo Piano socio sanitario, un piano di abbattimento delle liste di attesa, un piano straordinario per l’occupazione per circa 4000 nuove unità, un’adeguata politica di assistenza agli anziani e alla non autosufficienza, incremento delle cure domiciliari dal 5 al 10% nel triennio e investimenti in ricerca, formazione e nuove tecnologie”.

Calabria

La Cgil Calabria sarà presente in massa alla manifestazione indetta a Roma da Cgil e Uil sui temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, per la difesa e il rafforzamento della sanità pubblica, per una riforma fiscale e la tutela dei salari. “In tanti partiranno da tutta la regione per il corteo che, ancora una volta, dirà con chiarezza “No” alle politiche distruttive di questo governo”.

“Il nostro contributo – scrive in una nota la Cgil calabria – arriverà anche dal palco con l’intervento di una Tirocinante di Inclusione Sociale (TIS) del Comune di Villa San Giovanni che rappresenterà una delle nostre vertenze più importanti e che riguarda in Calabria 4mila lavoratori senza tutele come contributi, tredicesima o Tfr, e che ricoprono incarichi nelle pubbliche amministrazioni calabresi senza certezza del futuro. Se non ci fossero si andrebbe incontro a una paralisi del sistema, eppure vengono trattati come l’ultima ruota del carro, spesso lasciati anche senza i dovuti dispositivi di protezione e sicurezza”.

“Protestiamo per il diritto alla Salute e alla Sicurezza sui luoghi di lavoro, perché il conteggio delle vittime si fermi e non si creino, ad esempio come con il subappalto a cascata, condizioni che deresponsabilizzano i datori di lavoro, scaricando tutti i rischi sui lavoratori”.

“Chiediamo una Sanità Pubblica e Universale contro politiche che hanno spogliato lo Stato Sociale e che tramite l’Autonomia Differenziata renderanno il diritto alla cura un privilegio e il ricorso alla sanità privata una scelta dovuta. Il tutto mentre in Calabria la percentuale di persone che rinunciano a curarsi è altissima, la rete ospedaliera monca, le liste di attesa superano spesso l’anno, l’area diagnostica è carente nelle attrezzature”.

“Saremo in piazza anche per una giusta Riforma Fiscale che attinga lì dove le risorse ci sono per finanziare sanità, istruzione, non autosufficienza, diritti sociali e investimenti pubblici. Per una riforma che valorizzi chi produce ricchezza. Al contrario, la riforma dell’esecutivo continua a tassare lavoro e pensioni più dei profitti, del lavoro autonomo benestante; non tassa gli extraprofitti e premia l’evasione, che sottrae 90 miliardi di euro ogni anno alle politiche sociali e di sviluppo del Paese”.

“Chiediamo la Tutela dei Salari tramite la contrattazione collettiva settoriale, il rinnovo dei contratti alle scadenze naturali, l’abolizione della precarietà, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, la promozione di azioni per una reale parità e per il superamento del gap salariale tra donne e uomini”.

Campania

Emilia-Romagna

Da Modena saranno 500 i lavoratori, i delegati, i pensionati e gli studenti che parteciperanno alla manifestazione nazionale di Cgil e Uil a Roma per rivendicare salute e sicurezza, diritto alla cura e alla sanità pubblica, riforma fiscale e tutela dei salari. 

La manifestazione è in continuità con lo sciopero nazionale unitario dell’11 aprile che anche a Modena ha visto una grande partecipazione ai due presidi (cantiere Esselunga e aziende metalmeccaniche in via Emilia Ovest) per dire basta ai morti sul lavoro, per una giusta riforma fiscale e un nuovo modello sociale e di fare impresa.

“Chiediamo di tutelare il diritto alla salute aumentando il finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale, sia in termini assoluti che in rapporto al Pil – affermano i segretari di Cgil e Uil, Daniele Dieci e Roberto Rinaldi –. Occorre incrementare le risorse per il rinnovo del Ccnl 2022/2024 del personale e realizzare un piano straordinario pluriennale di assunzioni. Adeguare la rete ospedaliera, superare gli inaccettabili tempi d’attesa, superare i divari e le diseguaglianze tra regioni e territori, garantire il diritto a curarsi nel territorio in cui si vive”.

"Si deve mettere fine alla strage delle morti bianche – ribadiscono Dieci e Rinaldi – con un sistema di qualificazione di tutte le imprese, sia pubbliche che private, fondato sul rispetto delle normative su salute e sicurezza e sulla regolare applicazione dei contratti collettivi di lavoro dei sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale. Chi non rispetta tali requisiti deve essere interdetto dalla concessione di finanziamenti o incentivi con fondi pubblici”.

Da Piacenza sarà altissima la partecipazione. “Chiediamo di tutelare il diritto alla salute aumentando il finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale, sia in termini assoluti che in rapporto al Pil – affermano i segretari di Cgil e Uil, Ivo Bussacchini e Francesco Bighi –. Occorre incrementare le risorse per il rinnovo del Ccnl 2022/2024 del personale e realizzare un piano straordinario pluriennale di assunzioni. Adeguare la rete ospedaliera, superare gli inaccettabili tempi d’attesa, superare i divari e le diseguaglianze tra regioni e territori, garantire il diritto a curarsi nel territorio in cui si vive”.

Cgil e Uil chiedono di potenziare l’assistenza territoriale realizzando una rete capillare di servizi socio-sanitari e sostenere le persone anziane non autosufficienti migliorando e attuando la riforma prevista dalla Legge delega 33/2023, la legge 227/21 sulla disabilità, con le necessarie risorse a carico della fiscalità generale.

“Si deve mettere fine alla strage delle morti bianche, l’ultima a Piacenza l’11 aprile con il decesso in cantiere di un operaio 57enne – ribadiscono Cgil e Uil – con un sistema di qualificazione di tutte le imprese, sia pubbliche che private, fondato sul rispetto delle normative su salute e sicurezza e sulla regolare applicazione dei contratti collettivi di lavoro dei sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale. Chi non rispetta tali requisiti deve essere interdetto dalla concessione di finanziamenti o incentivi con fondi pubblici”.  Nessuna flat tax, ma un fisco progressivo su tutti i redditi personali.

I salari sono diminuiti in Italia e cresciuti in Europa a causa di precarietà, discontinuità lavorativa, part time involontario, tempi lunghissimi per i rinnovi contrattuali, e sono stati ulteriormente erosi da un’inflazione da crescita dei profitti. Che fare è chiaro: rafforzare la contrattazione collettiva settoriale, garantire il rinnovo dei contratti alle scadenze naturali, abolire la precarietà, ridurre l’orario di lavoro a parità di retribuzione, superare il gap salariale fra donne e uomini, coinvolgere i lavoratori ai cambiamenti che devono affrontare le imprese, attuare gli accordi interconfederali sulla rappresentanza sindacale e l’elezione delle rappresentanze sindacali unitarie in ogni luogo di lavoro.

Da Reggio Emilia partiranno oltre 500 lavoratori, delegati, pensionati e studenti per partecipare alla manifestazione nazionale di Cgil e Uil a Roma per rivendicare salute e sicurezza, diritto alla cura e alla sanità pubblica, riforma fiscale e tutela dei salari.

“La nostra mobilitazione conoscerà sabato un appuntamento importante perché, assieme alla Uil, torneremo in piazza per chiedere un Paese più giusto dove la Costituzione sia attuata e non stravolta, a partire dal mantenimento di un adeguato servizio di sanità pubblica e da una riforma fiscale che faccia pagare le tasse a tutti i cittadini in base alle proprie reali capacità contributive, senza fare figli e figliastri e soprattutto combattendo, e non incentivando a suon di condoni, gli evasori”, ha detto Cristian Sesena, segretario generale della Cgil reggiana.

Anche da Rimini la partecipazione sarà alta. “Le imprese devono rinnovare velocemente i contratti collettivi, il mancato recupero dell’aumento del costo della vita sui salari non è più accettabile”.

"Se l’Italia è fanalino di coda da troppi anni in tema di incrementi salariali,questo lo si deve anche a una contrattazione nazionale che troppo spesso, a causa delle imprese, specula dilatando i tempi dei rinnovi. Serve rafforzare la contrattazione collettiva con una legge che regolamenti seriamente la rappresentanza disincentivando i ritardi. Va infine abolita la precarietà lavorativa, agendo anche per ridurre i divari salariali tra uomini e donne”.

Lazio

“Anche nella nostra regione – si legge in una nota della Cgil di Roma e del Lazio e della Uil del Lazio – ci misuriamo ogni giorno con gli effetti della deriva in corso, che indebolisce la sanità pubblica, consegnando alla speculazione privata parti sempre più consistenti dell’assistenza sanitaria. A Roma e nel Lazio curarsi è una corsa a ostacoli: il 40 per cento delle persone non riceve le cure nei tempi previsti per legge; in 10 anni sono diminuiti del 24 per cento i posti letto nelle strutture pubbliche; in 20 anni sono aumentati dell’87% i precari nel Servizio Sanitario Regionale; le strutture pubbliche negli ultimi 20 anni hanno perso il 12% del personale e nel frattempo, solo nell’ultimo anno, la Giunta Rocca ha sottratto 50 milioni di euro al servizio sanitario regionale pubblico per destinarlo ai privati”.

“Per difendere il Servizio Sanitario Regionale e Nazionale, garantire il diritto alle cure a tutte le persone abbiamo bisogno di importanti investimenti sul potenziamento dei servizi pubblici, a partire dalle assunzioni del personale e il superamento della precarietà e dall’abbattimento dei tempi di attesa nei pronti soccorso e per gli esami diagnostici. Su questi temi ci aspettiamo un cambio di rotta sia da parte del Governo, che da parte della Regione Lazio, a cui chiediamo di aprire il confronto sugli investimenti del Pnrr, sui provvedimenti di riorganizzazione e qualificazione della sanità territoriale delineata con il Dm77, sul ridisegno della rete ospedaliera, sulla realizzazione delle strutture intermedie fra servizi ospedalieri e territoriali”.

Liguria

Cgil Liguria e Uil Liguria si preparano per la manifestazione nazionale a Roma.
Partiranno alla volta della Capitale un migliaio tra lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati a bordo di mezzi pubblici e privati. “Dopo lo sciopero generale della scorsa settimana prosegue la mobilitazione di Cgil e Uil per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, per la difesa e il rafforzamento della sanità pubblica, per una riforma fiscale e la tutela dei salari – spiegano Maurizio Calà,  segretario generale Cgil Liguria ed Emanuele Ronzoni commissario
straordinario Uil Liguria –. Lo chiedono a gran voce le nostre iscritte e i nostri iscritti e noi non ci tireremo indietro”.

"Sabato 20 aprile le nostre delegazioni saranno in piazza per rivendicare una società più equa. La nostra Costituzione garantisce un diritto a oggi in parte
negato che è quello a una sanità pubblica, gratuita ed universale: servono più investimenti, nuove assunzioni e il rinnovo dei contratti di lavoro del personale sanitario. Occorre reperire le risorse dove vengono generati gli extraprofitti, quindi bisogna procedere con una extra tassa sulle banche, ma anche sulle grandi aziende energetiche. Esistono altre emergenze come quelle del rinnovo dei contratti e l'aumento dei salari perché in Italia si continua a registrare la perdita del potere d’acquisto per gli unici soggetti che pagano le tasse sempre: lavoratori dipendenti e pensionati”.

Lombardia

La Cgil di Bergamo porterà a Roma una propria delegazione di 150 tra lavoratori e sindacalisti per partecipare alla manifestazione di piazza “Adesso Basta!”. A spiegare le ragioni per cui prosegue la mobilitazione è Marco Toscano, segretario generale della Cgil provinciale, con questo intervento.

“Il primo punto, drammaticamente urgente, è la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Il 2023 è stato l’ennesimo anno terribile. In Italia si sono contati più di mille infortuni mortali, a Bergamo 22. Si aggiungono le denunce di infortunio, 585.356 a livello nazionale e 13.450 a Bergamo, e di malattia professionale, 72.754 in tutto il Paese, e 1004 nella nostra provincia. Il 2024 è iniziato con altrettanta ferocia. Abbiamo negli occhi quanto accaduto a Firenze e a Suviana. I dati INAIL sui primi due mesi dell’anno parlano di 119 morti. In un momento in cui il dibattito sul lavoro è catalizzato dalle ricadute delle nuove tecnologie sui processi produttivi, è pensabile confrontarsi ancora con dati così terribili? L’innovazione tecnologica, per diventare vero progresso, dovrebbe per prima cosa migliorare le condizioni di lavoro, rendendole più sicure. Il sentimento di emergenza sul tema della sicurezza è alla base anche della buona adesione allo sciopero dell’11 aprile. “Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, (…) soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la mancata o la non corretta applicazione di norme e procedure”, ha dichiarato il Presidente Sergio Mattarella. Le priorità le conosciamo: più controlli, potenziamento e valorizzazione degli ispettori esistenti, formazione efficace, stabilità lavorativa che significa anche fermare i subappalti a cascata. A Bergamo contiamo su buone pratiche, come il “Protocollo per la diffusione della cultura di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” promosso da ATS e che vede unite istituzioni del territorio e associazioni di categoria. L’importanza dello sciopero dell’11 aprile, come della mobilitazione di sabato, sta nel tenere alta l’attenzione, ma c’è anche la necessità di coinvolgimento della società. La tutela della sicurezza sul lavoro deve diventare la priorità di un’opinione pubblica diffusa, anche questo è creare cultura della sicurezza”.

“Un secondo tema per cui saremo in piazza è la tutela dei salari” prosegue Toscano. “Il 2024 è un anno di rinnovi contrattuali nazionali per 12 milioni di lavoratrici e lavoratori. Le ultime impennate inflattive (da indice IPCA, + 8.7 nel 2022, + 5.9% nel 2023) hanno aggravato la condizione salariale di milioni di loro. Per l’ISTAT, nel 2023 è salita al 9,1 la percentuale di famiglie in povertà assoluta con persona di riferimento lavoratore dipendente (era l’8,3 nel 2022). La crescita dei salari è quindi anch’essa una priorità non rimandabile e la contrattazione collettiva è uno degli strumenti fondamentali per ottenerla. Peraltro i CCNL contengono anche sezioni che affrontano proprio il tema della sicurezza sul lavoro. In questa prima parte dell’anno ci sono già stati importanti rinnovi contrattuali e altri sono in corso. Resta però il problema dei contratti scaduti, anche da cinque o sei anni, e non ancora rinnovati. La difesa del salario passa anche da rinnovi contrattuali puntuali. A ciò è necessario aggiungere una legge sulla rappresentanza per l’estensione erga omnes dei CCNL firmati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative, contro ogni dumping contrattuale. Purtroppo l’attuale maggioranza di governo non sembra avere la questione salariale nella sua agenda. Si è visto da come sia stata svuotata la proposta di legge sul salario minimo, che fissava un punto di partenza nella definizione del Trattamento Economico Minimo, sostenendo la contrattazione collettiva. Il governo potrebbe incentivare i rinnovi o quanto meno esercitare una moral suasion, cose che non sembra intenzionato a fare”.

“Manifesteremo, infine, per chiedere il potenziamento della sanità pubblica e per un fisco più equo. Esiste una piaga che nasce dal fisco e ricade sulla sanità: l’evasione fiscale. Poco meno di 100 miliardi all’anno non entrano nelle casse dello Stato. Questo significa anche meno risorse per la sanità pubblica. Visto che il finanziamento pubblico alla sanità in rapporto al PIL è destinato a calare (dal 6,7% nel 2022 al 6,1% del 2026) recuperare soldi dall’evasione è una via da percorrere, e con una certa urgenza. Queste, in sintesi, le ragioni per cui saremo a Roma il 20 aprile. Ragioni che, se affrontate seriamente, non solo migliorerebbero la condizione di vita e lavoro di milioni di persone, ma anche quella dell’intero Paese”.

Oltre 200 saranno le delegate e delegati di Cgil e Uil che dalla provincia di Cremona raggiungeranno, in pullman e treni organizzati, la manifestazione nazionale di Roma di oggi, 20 aprile.

“Dopo lo sciopero su base territoriale dell’11 aprile la mobilitazione prosegue come avevamo anticipato – dichiara Elena Curci, segretaria generale Cgil Cremona –. I lavoratori e i pensionati sono sempre più pressati e utilizzati come bancomat, l’evasione è di fatto legalizzata e si continua con i favori per chi già ha di più: oggi non solo è insostenibile ma è fuori da ogni logica di buonsenso. Continuare a tassare meno il lavoro autonomo e le rendite finanziare rispetto al lavoro dipendente o ai redditi da pensione è assurdo. Andremo avanti e non ci fermeremo finché le nostre richieste non saranno ascoltate”.

Da Varese arriverà nella Capitale una delegazione unitaria di oltre 200 persone, lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, per partecipare alla grande manifestazione nazionale di Cgil e Uil “Adesso basta!”. Con la delegazione della provincia di Varese parteciperanno alla mobilitazione nazionale Stefania Filetti, segretaria generale Cgil Varese, e Antonio Massafra, coordinatore territoriale della Uil.

Marche

Dopo i cortei nel giorno dello sciopero generale dell’11 aprile, centinaia di persone dalle Marche si preparano a manifestare con Cgil e Uil oggi, 20 aprile, a Roma.

Piemonte

Puglia

Sardegna

“Domani saremo a Roma per la manifestazione insieme alla Uil, poi riverseremo tutte le nostre energie nella campagna referendaria, perché vogliamo che questo Paese cambi marcia, e per farlo è necessario mobilitarci, anche cambiando le leggi che hanno svilito il lavoro”. Così il segretario generale della Cgil Sardegna, Fausto Durante, che in questi giorni sta partecipando alle assemblee organizzate dalle Camere del Lavoro in tutti i territori.

E per spiegare le ragioni che hanno portato la Cgil a stilare i quattro quesiti referendari a sostegno dei quali partirà ufficialmente la raccolta firme il 25 aprile, Durante riparte dalle prime parole della Costituzione: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, e non si tratta certo di un lavoro povero, precario e in subappalto come quello imposto oggi a migliaia di lavoratori e lavoratrici”.

Ecco perché dobbiamo ricorrere ai referendum: “Per restituire centralità e valore al lavoro svilito e deprivato fino al punto che siccome ogni giorno in Italia tre persone muoiono mentre lavorano questo sembra un fatto quasi normale mentre è assolutamente inaccettabile”. Ed è proprio la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro l’oggetto di uno dei quattro quesiti sui quali dal 25 aprile la Cgil avvierà la raccolta firme. Gli altri riguardano i licenziamenti, con la richiesta di superare il Jobs Act cancellando il contratto a tutele crescenti e abbattendo il limite all’indennizzo nelle piccole imprese, poi la reintroduzione delle causali per i contratti a termine.

Sicilia

Sbarcano a Roma i problemi della sanità siciliana assieme alle richieste di Cgil e Uil. Una folta delegazione delle due organizzazioni sindacali regionali sarà nella Capitale oggi, 20 aprile, per partecipare alla manifestazione “per la salute e per un servizio sanitario nazionale forte, pubblico, universale e un sistema socio- sanitario a garanzia del diritto fondamentale di ogni persona e comunità”.

Uno stand “Sicilia” allestito con immagini e materiali informativi racconterà dello sfascio del sistema sanitario pubblico nell’Isola. Mettendo assieme le difficoltà di accesso alle prestazioni – tra liste d’attesa lunghissime, reparti e ospedali che
chiudono – e i bassi redditi, sono stati 800mila i siciliani che nel 2023 hanno rinunciato alle cure. Chi può va a rafforzare le fila della cosiddetta “emigrazione sanitaria” che costa alla regione 177 milioni di euro (saldo negativo, ultimi dati).

La Sicilia è la penultima regione d’Italia per prevenzione e spesso le malattie vengono accertate quando sono già in stato avanzato; i Livelli essenziali delle prestazioni non vengono garantiti (Lea 2021). Le disuguaglianze nell’accesso ai servizi e alle cure rispetto alle altre regioni incidono sulle aspettative di vita in buona salute: la Sicilia è la penultima regione seguita dalla Calabria con un gap che supera i 5 anni di vita rispetto al Trentino e gli 11 anni rispetto alla provincia autonoma di Bolzano.

“Protestiamo, ancora una volta – dicono i segretari generali di Cgil e Uil Sicilia,
Alfio Mannino e Luisella Lionti – per chiedere assieme alle confederazioni nazionali investimenti sulla sanità pubblica. Servono risorse, riorganizzazione e un piano straordinario di assunzione di personale sanitario, con il superamento dunque dei tetti di spesa. Ma serve anche – aggiungono – un’azione politica del governo regionale diversa e incisiva, cosa che finora è mancata, con un impegno eccessivo su nomine e occupazione di posti di potere, mente nulla si sa del piano sanitario regionale”. In Sicilia mancano 18mila figure professionali
della sanità di cui 1.497 medici. La rete di emergenza e urgenza è in situazione critica. La Sicilia con 98 posti ogni 100mila abitanti è ultima d’Italia per quanto riguarda le strutture residenziali e semiresidenziali. Una “situazione dunque disastrosa – affermano Mannino e Lionti –, che ha pesanti ricadute su tutti nei termini di un diritto fondamentale negato e soprattutto sui soggetti più fragili della
società. Cgil e Uil rivendicano il diritto a curarsi nel territorio in cui si vive –sottolineano –, senza le lunghe attese che finiscono col pregiudicare la salute dei cittadini. Questo si traduce nella richiesta di investimenti e riorganizzazione, rivolta al governo nazionale e a quello regionale”.

Ci sono da potenziare anche, per i sindacati, tra le altre cose, i servizi di salute mentale, l’assistenza domiciliane, la medicina del territorio. C’è insomma da rilanciare e adeguare la sanità pubblica con un forte investimento. Sono i contenuti della piattaforma di Cgil e Uil, che reputano “scandaloso che la Regione abbia investito la metà dei fondi dello Stato per l’abbattimento delle liste d’attesa per la metà nel settore privato”.

“Solo un sistema pubblico accessibile a tutti – sostengono Cgil e Uil – può garantire il diritto universale alla salute e alle prestazioni sociali, creando benessere e occupazione”. A Roma si protesta pure per la sicurezza sul lavoro, per la riforma fiscale e per la tutela dei salari. “Punti critici anche questi in
Sicilia – dicono i segretari generali regionali delle due organizzazioni – che ricordano la richiesta ancora inevasa di avere nell’isola un numero adeguato di ispettori sul lavoro per giungere all’obiettivo di zero morti”.

Quanto alla riforma fiscale “dal recupero dell’evasione – dicono Mannino e Lionti – occorre reperire le risorse per sanità, istruzione, non autosufficienza, diritti sociali, e smetterla di fare pagare solo lavoratori e pensionati”. Per i salari i sindacati chiedono “il superamento della precarietà, il rinnovo dei contratti e la
loro puntuale applicazione nei posti di lavoro”.

Toscana

Trentino

Una delegazione unitaria del Trentino sarà a Roma per la manifestazione di oggi, 20 aprile. “La nostra mobilitazione – si legge sulla pagina Facebook della Cgil provinciale – non è finita. Sabato 20 aprile saremo a Roma per la manifestazione di Cgil e Uil per far sentire la nostra voce. Basta raccontare che tutto va bene, mentre gran parte del Paese è in forte affanno”.

Umbria

I “malanni” della sanità umbra arrivano in piazza a Roma dove centinaia di persone da tutta la regione parteciperanno alla manifestazione nazionale indetta da Cgil e Uil per chiedere salute e sicurezza, riforma fiscale e tutela dei salari, ma soprattutto diritto alla cura e sanità pubblica. Per l’occasione, Cgil e Uil dell'Umbria hanno predisposto un “manifesto” che riassume le grandi criticità del sistema sanitario nella regione: dall’andamento demografico che richiederebbe risposte in termini di servizi sociosanitari sul territorio, alle liste d’attesa (sono 56mila le richieste inevase, più circa duemila interventi chirurgici), dal crollo dei medici di medicina generale (-14,4%), alle mancanze della rete ospedaliera, fino ad arrivare alla mobilità passiva (-31 milioni nel 2021), alle carenze di personale e alle persone che rinunciano alle cure (l’Umbria è terza in Italia nella triste graduatoria).

“In Italia e in Umbria è in atto uno svuotamento drammatico del sistema socio-sanitario pubblico – affermano Cgil e Uil –. Si pensa solo a fare cassa e ‘razionalizzare’ anziché difendere le esigenze delle persone. Il tutto in assenza di un Piano sanitario regionale, prima presentato e poi lasciato in un cassetto”.

Valle d’Aosta

La delegazione della Cgil Valle d'Aosta in pullman in viaggio verso Roma

Veneto