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Davanti alla chiesa del buon Cammino, nel quartiere Vasto di Napoli, ci sono i rider. E sono tanti. Hanno poggiato le loro biciclette, alcuni portano i cubi in spalla, e indossano tutti la stessa maglietta: "Antonio uno di noi". È così che danno l'addio al rider sindacalista, ad Antonio Prisco che il sindacato ce l'aveva nel sangue, così tanto che quando ha iniziato a lavorare per Deliveroo ha anche iniziato a organizzarsi perché a Napoli i rider avessero una voce. Da giovedì scorso la voce di Antonio, invece, non si sente più. Spenta all'improvviso. La ricordano gli amici che lasciano che le sue parole rimbalzino sui social e ancora, di nuovo, sulle strade, tra una corsa e una consegna.
"Un passo indietro neanche per la rincorsa" era il motto di questo ragazzo di neanche 39 anni, ed è anche l'ultimo messaggio che aveva lasciato poco prima che la morte se lo prendesse. Oggi quelle parole sembrano essere diventate il motto di tutti quelli che lo conoscevano, che ricordano e piangono un amico, un lottatore, un compagno. Così speciale da aver dato tutto se stesso alla causa dei diritti dei lavoratori della gig economy. Così speciale da aver dato un contributo determinante alle recenti vittorie che hanno stabilito che i rider non sono lavoratori autonomi ma lavoratori subordinati. Che il contratto è un diritto anche per loro un merito che gli ha attribuito, in occasione del Primo Maggio a poche ore dalla suo scomparsa, lo stesso segretario generale della Cgil Maurizio Landini.
Insieme ai rider, infatti, c'è tutto il sindacato. Andrea Borghesi, segretario generale del Nidil Cgil, è in chiesa insieme al resto della segreteria: "Salutiamo Antonio - dice - il rider e l'organizzatore sindacale dei lavoratori del food delivery. Ricorderemo sempre l'uomo buono e appassionato. Continueremo anche in suo nome la battaglia per i diritti dei lavoratori delle piattaforme. Mai un passo indietro".
Ci sono i sindacalisti di Napoli e della Campania.
"Con il suo lavoro e la sua passione, - dichiara la Cgil - ha contribuito in maniera importante a svelare lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici del food delivery governati da un freddo algoritmo. Antonio ci mancherà, come compagno e come uomo. Ci mancheranno la sua allegria e il suo entusiasmo, la sua fragorosa risata, la sua sensibilità e la sua gentilezza, il suo coraggio, la sua onestà e la sua determinazione".
Ma in quella chiesa c'è anche chi non c'è. Perché Antonio era uno che aveva organizzato il sindacato non solo a Napoli ma in giro per tutt'Italia. Lo conoscevano persino a Barcellona dove aveva raccontato l'esperienza che stava portando avanti assieme alla Cgil. Così lo ricordano i compagni in Spagna e, in contemporanea con il funerale, le biciclette ferme dei rider di Brindisi, Torino e Palermo.
Un addio che suona come un impegno. Un ciao che risuona come quel passo avanti che instancabilmente Antonio chiedeva a tutti e, prima di ogni altro, a se stesso.