“Questa volta finalmente non si vota per qualcuno: si vota per qualcosa, per il lavoro e per i diritti. Il lavoro deve tornare ad essere una cosa che permette alle persone di vivere con dignità”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, nel corso del confronto col senatore Matteo Renzi, andato in onda il 1° giugno su La7 nella trasmissione In Altre Parole.
“Oggi il lavoro è povero – ha continuato –, è precario, spesso è perfino mortale perché si muore sul lavoro, per colpa di un modello d’impresa basato su appalti e subappalti”. La gente lo percepisce: “È come se l’8 e il 9 ognuno di noi diventasse parlamentare, non per i soldi ma perché decidono le persone, se passano i cinque sì dal giorno dopo ci sono tanti diritti in più”.
Renzi ha ribattuto: “Il Jobs Act era un pacchetto di riforme, io e Landini litigavamo già dieci anni fa, ma oggi non è il punto: il punto è che aumenta la pressione fiscale, la povertà, le persone che non si curano, e la Cgil invece di fare una battaglia sul futuro fa una battaglia contro di me”.
Così Landini: “Con il referendum noi stiamo cancellando delle leggi che sono in vigore, che vengono applicate, che fanno danni oggi. Chiediamo di cancellare il Jobs Act, ma anche di cancellare il contratto a tutele progressive e la liberalizzazione dei contratti a termine che ha fatto il governo Meloni. Noi – cioè – vogliamo abrogare le leggi sbagliate attualmente in vigore”.
Rispondendo a Renzi, che ha citato i laureati che lasciano l’Italia, invitando ad affrontare insieme “i problemi veri”, il leader di Corso d’Italia ha spiegato: “Se sono una persona assunta a termine, o a tutele progressive, vado in banca e chiedo il mutuo: la banca non me lo dà, perché mi chiede una garanzia. Se lo dice la Cgil che sono precari non ci crede nessuno, ma se lo dicono le banche? Quando non concedono il prestito stanno dicendo che quei rapporti di lavoro non sono sicuri”.
Il referendum non si occupa di “buste paga, ceto medio e famiglie, i grandi problemi di oggi”, secondo Renzi. “Oggi è vero che ci sono dei salari bassi – ha affermato Landini –, si è poveri lavorando. Andiamo a vedere perché è successo questo, perché ci sono livelli assurdi di precarietà: è un processo iniziato negli anni Novanta e negli ultimi 25 anni tutti i governi hanno favorito la precarietà, dentro l’idea che la flessibilità è positiva e lasciando fare al mercato si risolvono i problemi”.
“Io invece – ha concluso – penso che col referendum stiamo ponendo questo tema, è un voto a favore dei lavoratori e per cambiare cultura politica, per sconfiggere l’idea che il lavoro è una merce”.