“Si sta configurando un massacro occupazionale e una perdita di salario e diritti acquisiti non sostenibile per il nostro territorio”. Parole dure quelle messe per iscritto da Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Usb di Taranto, per annunciare lo sciopero generale di oggi (martedì 1° ottobre) di 24 ore dei lavoratori dell’indotto (pulizie industriali e civili, trasporti e servizi) della ArcelorMittal. La protesta segue quella realizzata lunedì 30 settembre, che ha visto i dipendenti delle ditte esterne dare vita a un presidio sotto la sede della Prefettura.

A motivare la protesta, i 201 licenziamenti (su 264) nell'impresa Castiglia, che da fine mese ha lasciato l'appalto delle pulizie industriali degli impianti per fine contratto. Sono 65 i lavoratori che, in base alla clausola sociale, saranno riassunti alle stesse condizioni con il contratto multiservizi, mentre gli altri, tutti con il contratto metalmeccanico, passeranno alle nuove aziende a condizioni peggiorative (appunto con il contratto multiservizi) o perderanno il posto. Perlopiù vane sono state finora le trattative per ricollocare il personale licenziato nelle cinque aziende subentranti (Ecologica, Evoluzione Ecologica, Mad, Sea e Alliance Green Service, quest’ultima in joint venture con ArcelorMittal): va segnalato che, a propria volta, le ditte esterne hanno lamentato una notevole riduzione di prezzo (fino al 40 per cento) dei nuovi contratti d’appalto.

Venerdì 27 il confronto presso la sede dell'Arpal (Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro) Puglia si è concluso con una fumata nera. “La situazione non si sblocca, con la silente complicità della stazione appaltante, ArcelorMittal”, hanno spiegato i sindacati: “I lavoratori sono in una situazione disperata e sotto ricatto occupazionale”. Lo stop generale di oggi continua, in realtà, lo sciopero a oltranza già indetto per i lavoratori della Castiglia. I sindacati, anzitutto, denunciano “il rischio concreto che tale situazione si possa estendere a macchia d'olio in tutto il settore dello stesso appalto siderurgico”. Fiom, Fim, Uilm e Usb, infine, sollecitano “tutte le istituzioni a intervenire ognuno per la propria competenza e ruolo nell'affrontare tempestivamente questa situazione oramai drammatica. In mancanza di risposte, decideremo e programmeremo ulteriori iniziative di lotta”.

E pensare che, invece, la settimana scorsa era iniziata con una buona notizia, ossia con l’accordo firmato martedì 24 con l’azienda Pellegrini, attiva nelle pulizie civili del siderurgico. L’impresa da oggi assume a tempo indeterminato i 211 lavoratori sinora in carico alle aziende Chemipul e Sodexo, che hanno lasciato l'appalto a fine settembre per la conclusione del contratto. Pellegrini, inoltre, riconosce “diritto di precedenza della durata di quattro mesi a tutti i lavoratori impiegati con contratto a tempo determinato, pari a 37 unità lavorative, delle quali 20 unità saranno contrattualizzate con decorrenza dal 1° ottobre”. La società, infine, precisa che tutti “i lavoratori saranno assunti senza patto di prova” e che “installerà nell'area dello stabilimento siderurgico spogliatoi con docce, armadietti, cambio tuta sporco/pulito, dispositivi di protezione individuale e quanto previsto dalle normative di salute e sicurezza vigenti”.

Soluzione positiva, invece, ha trovato il confronto sul rinnovo della cassa integrazione ordinaria. Giovedì 26 settembre è stato sottoscritto l’accordo per 1.273 lavoratori (di cui 900 operai, 104 intermedi, 269 impiegati e quadri), numero più basso di quello richiesto inizialmente da ArcelorMittal (pari a 1.395 addetti): la cassa, iniziata lunedì 30 e dichiarata per crisi di mercato, proseguirà per ulteriori 13 settimane. “Con la sottoscrizione dell’accordo – scrivono Fiom, Fim e Uilm – abbiamo introdotto novità importanti in merito al ridimensionamento del numero totale dei lavoratori coinvolti in cigo, al sostegno al reddito e all'utilizzo di processi di esternalizzazione che in questi mesi sono stati utilizzati impropriamente dall'azienda”.

La cassa integrazione è articolata per “rotazione bisettimanale dei lavoratori coinvolti dalle fermate degli impianti”, misura non prevista nell'ammortizzatore sociale appena concluso (che era iniziato il 2 luglio scorso). L'accordo contempla anche il “riconoscimento degli istituti della tredicesima e dell'una tantum del 3 per cento di quanto previsto dall'accordo del 6 settembre 2018”. Fiom, Fim e Uilm sottolineano pure che “le attività già in parte appaltate saranno oggetto di preventiva saturazione mediante l'utilizzo dei dipendenti di ArcelorMittal” e che il personale interessato dall'ammortizzatore che insiste su aree oggetto di fermate temporanee “potrà essere formato a nuove e differenti mansioni, eventualmente resesi necessarie e potrà operare nelle stesse solo dopo l’accertata idoneità”. Per le ferie, infine, i lavoratori in cassa “usufruiranno del relativo trattamento, previa fruizione del monte ore ferie e permessi maturati e non goduti, con salvaguardia della programmazione individuale”.

(mt)