Alla fine della giornata di ieri, 29 gennaio, e di un corteo che resterà nella storia recente di Taranto, le segreterie dei sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm e Usb, in un comunicato congiunto, hanno voluto innanzitutto ringraziare “gli oltre cinquemila lavoratori che hanno manifestato la loro voglia di resistere davanti a chi vuole scientemente negar loro un futuro. I lavoratori sono sempre scesi per strada per difendere il futuro ambientale, sociale e industriale della nostra comunità”.

Nella nota le sigle definiscono una “perdita di tempo” gli scambi epistolari tra Arcelor Mittal e il governo italiano: “questa gestione continua a danneggiare in maniera irreversibile gli impianti dello stabilimento di Taranto, non ultimo la non ripartenza di Afo 2. Adesso lo stesso management vorrebbe scaricare la responsabilità sulle aziende e sui lavoratori degli appalti che, al contrario, pagano più di altri le conseguenze di una gestione disastrosa pur garantendo la sicurezza e le attività di pronto intervento in totale assenza di pagamenti e con fatture scadute che si aggirerebbero intorno ai 170 milioni di euro. Se dovesse essere confermata la nuova Amministrazione Straordinaria dovrà prevedere un percorso che metta in sicurezza i lavoratori diretti, i lavoratori degli appalti, i lavoratori di amministrazione straordinaria e le imprese”.

“Durante il ciclo di audizioni, unitamente alle confederazioni, alla IX Commissione attività produttive del Senato, ribadiremo – scrivono i rappresentanti dei metalmeccanici – che è necessario, prima della conversione in legge del decreto legge n.4 del 18/01/2024, inserire provvedimenti ad hoc a tutela dei lavoratori e dei crediti delle imprese. Crediti che non è sufficiente riconoscere come prededucibili ma che vanno onorati. Questa situazione sta generando gravi ritardi nelle retribuzioni e ogni scadenza paga è ormai diventata un patema d’animo. Chiederemo altresì la garanzia sul rispetto dell’accordo sindacale del 06/09/2018 a tutela di tutti i lavoratori, compresi quelli rimasti in carica all’Amministrazione straordinaria con la relativa clausola di salvaguardia occupazionale”.

“Dopo tanti anni è indispensabile avviare una ricostruzione sociale che parta dalla certezza di un lavoro dignitoso che non sia in contrasto con il diritto alla salute e con quello sacrosanto di vivere in un ambiente salubre. I lavoratori tutti, che siano diretti o indiretti, non vogliono vivere di ammortizzatori sociali ma riconquistare la propria dignità garantita dal lavoro.

La cronaca

Migliaia di persone sono scese in piazza questa mattina a Taranto per chiedere al governo di intervenire e salvare il polo siderurgico dell’ex Ilva dall’ipotesi sempre più concreta di fermata degli impianti. Una catena umana di operai e lavoratori ha abbracciato l’intero perimetro del sito rivendicando, come ci ha detto Francesco Brigati, segretario generale della Fiom di Taranto, rilancio produttivo e salvaguardia del diritto al lavoro e del diritto alla salute.

Francesco Brigati, Fiom Taranto: “Il diritto alla salute e il diritto al lavoro possono camminare insieme”

"Una grande giornata di mobilitazione quella di oggi (29 gennaio), che riguarda l’appalto, che parla a tutta la città, al territorio, e rivendica la questione ambientale, occupazionale e di rilancio industriale di questo stabilimento. Sono ore, giorni e settimane cruciali, per questo chiediamo al governo un intervento immediato: il rilancio produttivo dello stabilimento di Taranto è indispensabile per salvaguardare l’ambiente, il lavoro e la salute di questo territorio”.

Dichiarazione di Brigati (Fiom Taranto)
Dichiarazione di Brigati (Fiom Taranto)

"I lavoratori in piazza oggi sono fondamentali non solo per la salvaguardia degli impianti, ma anche per la sicurezza e per la situazione ambientale. Svolgono attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, quelle stesse attività che – abbiamo spesso denunciato in questi anni – sono mancate o non sono state programmate, portando questo stabilimento al minimo storico della produzione – siamo al di sotto dei tre milioni di tonnellate per quanto riguarda il 2023 e a oggi c’è un rischio concreto rispetto alla fermata degli impianti”.

"La fermata degli impianti sarebbe un disastro da tutti i punti di vista, sociale, occupazionale e ambientale per questo territorio. Per questo oggi, 29 gennaio, abbiamo organizzato una manifestazione che percorre tutto il perimetro della ex-Ilva. Siamo in corteo dalle 7:30 di questa mattina. Una forma di catena umana per dire che non siamo più disponibili a sopportare la mancanza di risposte dei governi, di tutti i governi. È essenziale intervenire nell’immediato attraverso un rilancio pubblico dello stabilimento per garantire una transizione ecologica e sociale del polo dell’ex-Ilva. Noi, come Fiom e come Cgil, abbiamo lanciato da tempo una sfida: occorre fare tutte le attività di bonifica necessarie per rilanciare la siderurgia e per evitare la contrapposizione di due diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione, il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Entrambi questi diritti possono camminare insieme”.

"La situazione in cui versa attualmente lo stabilimento siderurgico di Taranto era già prevedibile. Infatti, era del tutto evidente che la cattiva gestione degli impianti e le conseguenti problematiche ambientali avrebbero portato all'attuale situazione di criticità che rischia di diventare irreversibile sia per la continuità produttiva che per il processo di transizione ecologica”. Lo dichiara in una nota Francesco Brigati, segretario generale Fiom Cgil Taranto.

Giuseppe Romano, Fiom Puglia: “Siamo in piazza per difendere 20mila lavoratori”

"Purtroppo, dopo 12 anni, siamo al punto di partenza – dichiara Giuseppe Romano, segretario generale della Fiom Puglia –. Siamo in piazza per difendere l’occupazione di circa 20mila lavoratori, l’ambiente e la siderurgia. Con la prospettiva di una nuova as che avanza senza certezze per il rilancio industriale. O si cambia o si rischia di andare a sbattere. Continueremo a lottare”.

Romano (Fiom Puglia)
Romano (Fiom Puglia)

Ex Ilva. Loris Scarpa, Fiom nazionale: “I lavoratori e la città dimostrano che non sono ostaggio della multinazionale. Ora il Governo intervenga, non c’è tempo”

"Migliaia di lavoratori diretti e dell'indotto stanno sfilando in corteo presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto per scongiurare il disastro sociale e ambientale e garantire la continuità produttiva e occupazionale. Quella di oggi è una straordinaria giornata di mobilitazione che parla a tutto il Paese”. Lo dichiara in una nota Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom Cgil.

“Sono giorni cruciali per l'ex Ilva. Ci aspettiamo la convocazione in queste ore da parte di Palazzo Chigi, in quanto occorre agire immediatamente. Il rilancio produttivo di Taranto e gli investimenti per la transizione ecologica sono indispensabili per salvaguardare l'occupazione e l'ambiente”.

“È necessario archiviare immediatamente la stagione di Arcelor Mittal e affrontare il futuro, che non può passare per il fermo degli impianti e la collocazione in cassa integrazione dei lavoratori. L’acciaio e la decarbonizzazione si fanno con le persone che lavorano, tutelando la salute e l’ambiente”.

“Come Fiom-Cgil ribadiamo la necessità della salita del capitale pubblico e del controllo da parte dello Stato della più grande acciaieria d'Europa. Senza acciaio non c'è futuro industriale per il nostro Paese".

La vigilia

"Durante gli incontri a Palazzo Chigi il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma ha più volte evidenziato la necessità di far intervenire la gestione commissariale di Ilva in AS per verificare le condizioni degli impianti a salvaguardia degli stessi. Oltremodo, la Fiom Cgil di Taranto ha sempre denunciato, secondo quanto previsto dal contratto di aggiudicazione del giugno del 2017, una inadeguata attività manutentiva ordinaria e straordinaria tanto da arrivare a una produzione ridotta ai minimi termini che ha causato anche il fermo di molti impianti”.

“Questa è una fase complicatissima e non possiamo rischiare di determinare la chiusura della fabbrica con ripercussioni pesantissime dal punto di vista ambientale, occupazionale ed economico per i lavoratori e il territorio ionico. È giunto il tempo che i Commissari straordinari, in quanto unici proprietari degli impianti, garantiscano la continuità produttiva attraverso il controllo e la verifica del corretto funzionamento degli impianti prima che il Governo prenda una decisione definitiva sulla vertenza ex Ilva”.

"Crediamo che debbano essere quantificati i danni causati dalla multinazionale franco indiana rendendo consultabili le verifiche in discontinuità con quanto emerso in passato che ha determinato un mancato confronto con le parti sociali. Riteniamo positiva la decisione del governo di far intervenire i commissari di Ilva in A.S. disponendo una loro visita ispettiva, soprattutto in una fase di assoluta confusione che si vive all'interno della fabbrica". 

Lunedì 29 gennaio manifestazione a Taranto

“Anche per queste ragioni – scrive Francesco Brigati – manifesteremo il prossimo 29 gennaio, per impedire che Arcelor Mittal possa eliminare un proprio competitor. Senza lavoratori non ci sarà nessuna transizione ecologica e soprattutto rischieremmo un disastro sociale e ambientale che il territorio ionico non può di certo permettersi".

Leggi anche

Lavoro

Ex Ilva: Fiom, non c’è più tempo, così si ferma tutto

Lunedì manifestazione unitaria a Taranto

Ex Ilva: Fiom, non c’è più tempo, così si ferma tutto
Ex Ilva: Fiom, non c’è più tempo, così si ferma tutto