Vite al contrario. Tra la gente della notte ci sono quelli che un tempo avremmo chiamato, forse impropriamente, fornai, e che nel gergo tecnico professionale - e sindacale - si chiamano panificatori. Lavoratori che attaccano il turno verso le 23:30, quando il resto del mondo va a dormire, e staccano alle 9:30, 10:00 del mattino. Nessuno ci pensa mai quando si trova davanti ai cestoni di rosette, ai filoni di pane, ai cornetti.

Prodotti freschi, appena sfornati, frutto del lavoro di artigiani della gastronomia che mentre noi sogniamo si muovono rapidi, spesso in locali angusti, in una nuvola di farina che a respirarla tutta la vita diventa causa di malattie professionali, a temperature che tra maggio e settembre diventano roventi. Caldo fuori, caldissimo il forno, loro chini sul banco a impastare. Ce lo raccontano in questo video girato in un forno di Roma. 

"Faccio questo lavoro ormai da trent'anni", spiega Antonio Pentangelo: "Me lo ha insegnato mio padre. E credo che sia talmente importante da richiedere molta professionalità. Non ci si improvvisa panificatori".

"Abbiamo poche pause, i ritmi sono serrati", racconta Alessandro Iacomacci: "E per dieci ore stiamo quasi sempre in piedi. Respiriamo farina per tutto il tempo. Io sono stato operato di polipi nasali e ho avuto anche una recidiva. Una volta questo lavoro era ben retribuito, oggi non più. I ragazzi non si avvicinano proprio a questo mestiere, perché è un lavoro di fatica e perché non si guadagna più come si dovrebbe. Per noi lo start working non esiste".

"A Roma abbiamo tantissime aziende in questo settore", dichiara Guglielmo Agnoni, Flai Cgil Roma e Lazio: "Spesso sono aziende a conduzione familiare, in cui si trovano fornai a lavorare anche da soli tutta la notte. Quello a cui puntiamo è un contratto unico di settore. Come federazione dell'agroindustria della Cgil abbiamo da tempo attivato un osservatorio su tutti i lavori usuranti e gravosi".

"Io sono iscritto alla FLai Cgil dal 2018. Ogni volta che li ho chiamati mi hanno aiutato", dice Kamal Md Hossain.