Sono ormai dieci giorni che, a Palermo, davanti a Palazzo dei Normanni, si protesta. Sotto la pioggia, con il freddo o con il sole non importa: la posta in gioco è altissima. Si tratta, infatti, del futuro dei circa 18mila forestali siciliani e, più in generale, di un settore che secondo lavoratori e sindacati dovrebbe essere considerato cruciale per il futuro e per lo sviluppo della Regione.

A portare in piazza Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil siciliane è la riforma del settore forestale presentata dal governo Musumeci, che però - lamentano le organizzazioni sindacali - è "totalmente slegata dai reali bisogni del settore, senza una programmazione adeguata degli interventi e, soprattutto, lascia ancora una volta i lavoratori nell’incertezza".

"La questione - spiega Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia - è questa: nella nostra regione ci sono quasi 18mila forestali, perlopiù in età avanzata, ultracinquantenni: da anni chiediamo una riforma che tenga conto di questo dato e che, quindi, preveda un ricambio generazionale. Il rischio, infatti, è che tra un decennio la forestale pubblica sarà scomparsa mentre noi riteniamo sia un grande valore, un investimento su ambiente e territorio che, come tale, deve rimanere pubblico. C'è poi una seconda ragione per la quale ci stiamo battendo: da molti anni questi lavoratori sono stagionali, suddivisi in quattro categorie, noi vogliamo che si riducano a due: lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori che tecnicamente definiamo 'a 151', ovvero semestrali".  

Le questioni relative alla stabilizzazione del personale sono cruciali per le tre sigle sindacali che hanno promosso il presidio permanente davanti alla Regione perché - come è stato più volte denunciato in questi giorni - si sta decidendo il futuro di lavoratori che "vivono sospesi, in attesa di stipendi che arrivano con sei mesi di ritardo, eppure svolgono una funzione indispensabile per la tutela ambientale".

Una tutela sempre più essenziale in una Regione dove il territorio necessita di un grande piano per la messa in sicurezza: solo lo scorso anno 7000 incendi hanno devastato il patrimonio naturale siciliano. "Serve un piano di riforestazione della Sicilia - aggiunge Tonino Russo - perché se in Italia la media del territorio boscato si aggira attorno al 30%, la Sicilia resta indietro attestandosi solo all'11%. Inoltre, come dicono i massimi esperti mondiali, per combattere il riscaldamento globale l'impatto più immediato viene dalla piantumazione degli alberi. Per riforestare, però, serve manodopera e occorre che si sappiano utilizzare adeguatamente anche i fondi europei: il pnrr prevede misure specifiche per la tutela ambientale, non possiamo mancare questa occasione".

Per ora dalla Regione, nonostante una convocazione in commissione Bilancio, non è arrivata nessuna risposta.


"Se il governo regionale non accoglierà le nostre richieste - conclude il segretario generale della Flai Cgil Sicilia -, frutto di centinaia di assemblee fatte con i lavoratori ma anche di condivisione con le amministrazioni locali, noi arriveremo a mobilitare l'intera categoria. Dopo l'audizione in commissione bilancio, infatti, abbiamo stabilito che riuniremo gli esecutivi unitari anche alla presenza dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Sicilia e, in quell'occasione, decideremo le prossime azioni di lotta indispensabili per rispondere alle sfide del lavoro e dell'ambiente".