Oggi sono 100 trasferimenti, ma domani? È una protesta che guarda (con preoccupazione) al futuro quella organizzata per oggi, venerdì 13 settembre, dai sindacati dei bancari – Fisac Cgil, First Cisl, Uilca, Unisin e Fabi – del gruppo Ubi, che alla fine dello scorso mese di luglio, in maniera inaspettata e senza confronto con le organizzazioni sindacali, ha annunciato una serie di esternalizzazioni di attività verso le società Accenture Service e BCube che toccheranno 8 sedi, coinvolgendo circa 100 lavoratori tra Bergamo, Brescia, Milano, Cuneo, Pesaro, Jesi, Bari e Chieti.

E saranno proprio questi i luoghi della mobilitazione organizzata per oggi dai sindacati, a partire da Bergamo, dove dalle 8.45 si terrà un’assemblea al Centro Congressi “Papa Giovanni XXIII” e poi, a seguire, dalle 10.00 alle 10.45, un presidio in piazza Vittorio Veneto, sotto gli uffici della direzione generale di Ubi Banca. Presìdi anche a Pesaro (piazza del Popolo, 8.45), Jesi (cancelli esterni del Centro direzionale Esagono Ubi Banca, via Don A. Battistoni, 8.15), Milano (ingresso della Sede di Ubi Banca in corso Europa, 8.00), Cuneo (di fronte alla sede della Fondazione CRC in via Roma, ore 10.30), mentre in tutte le sedi si terranno assemblee sindacali con il personale. 

Le organizzazioni sindacali hanno dichiarato massima preoccupazione e contrarietà per il numero dei territori e dei lavoratori coinvolti. “Contrarietà – si legge in una nota unitaria delle sigle dei bancari – perché l’operazione si pone in contrasto con il tenore delle relazioni sindacali, tradizionalmente positivo in Ubi, e non è coerente con l’impegno assunto con precedenti intese dalle parti volto a consentire che la gestione dei processi di riduzione di organico previsti dal Piano avvenga mediante soluzioni interne al Gruppo”.

Ulteriore elemento di contrarietà è rappresentato dalla tempistica scelta dall’azienda per l’invio delle informative, “pervenute – sottolineano i sindacati – alla vigilia della sospensione dei lavori e durante la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, la cui piattaforma rivendicativa pone come centrali i temi della tenuta occupazionale, nonché del contrasto e del ‘governo’ dei processi di esternalizzazione”. 

Ma al centro della protesta, come detto, c'è soprattutto il futuro:  “Oggi 100 persone, ma domani?”, si chiedono i sindacati con un punto di domanda che campeggia sul volantino. Perché il timore è che queste esternalizzazioni siano solo il preludio a un piano industriale che potrebbe mettere in discussione i livelli occupazionali e questo, i lavoratori e le loro rappresentanze, non sono disposti ad accettarlo.