“Ancora una volta un infortunio mortale sul lavoro, ancora una volta dobbiamo aggiornare il triste primato di questa regione. E ancora una volta un lavoratore morto sulla strada, per la strada. È un bollettino di guerra che con spaventosa cadenza macchia di sangue il nostro territorio e pesa sulle nostre coscienze”. Lo riferisce una nota della Filt Cgil Veneto. Nell’anno trascorso i dati relativi agli infortuni lavorativi tratteggiano un quadro estremamente drammatico. Nel Veneto gli infortuni mortali sono cresciuti del 30% rispetto al 2018, il segmento industria-servizi vede una crescita del 33% delle morti sul lavoro e i moniti delle istituzioni europee, oltre che delle più alte cariche dello Stato, non riescono ad arginare il dilagare incontrollato di queste tragedie Inoltre nello specifico lascia ancora più sgomenti e delusi che già dal 2013 il legislatore aveva costruito una normativa estremamente dettagliata e tutelante per le lavorazioni che si svolgono in presenza di traffico veicolare.

Anche nel caso di Daniele Albertinelli, travolto sulla Valdastico nel tratto di competenza dell’Autostrada Brescia Padova (dipendente di una ditta in appalto, stava disponendo nella corsia di emergenza le segnalazioni stradali), sarà la magistratura ad accertare le cause, la precisa dinamica dell’incidente e le eventuali responsabilità penali.

“A noi oggi invece spetta denunciare, ancora una volta, come le condizioni di lavoro non consentano ai lavoratori di svolgere la propria attività quotidiana in sicurezza, come la corsa alla riduzione dei costi dell’appalto si giochi esclusivamente attraverso la riduzione del numero di lavoratori impiegati nel servizio – prosegue il sindacato –. A noi spetta dire basta. E pretendere da subito la piena realizzazione del ‘Piano strategico per il consolidamento e il miglioramento delle attività a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori’” (Regione Veneto, 17 luglio 2018).

La sigla quindi prosegue: “A noi spetta rivendicare l’impegno quotidiano di tutti gli attori coinvolti nel processo, cominciando dal ruolo della prevenzione. A noi spetta denunciare, ancora una volta, che sul lavoro non si può e non si deve più morire. Ci stringiamo alla famiglia di Albertinelli e a tutti i lavoratori del settore; ci impegniamo a capire le dinamiche di quanto accaduto e a denunciare, in tutte le sedi, che quanto accaduto non deve più accadere”.