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Un “piano di decarbonizzazione” che si svolgerà in quattro anni. L’aumento della cassa integrazione a 5.700 persone, che poi arriveranno a 6 mila. E i negoziati con un nuovo potenziale acquirente estero che sta attualmente facendo una prima ricognizione. Questi i punti salienti del piano per l’ex Ilva presentato martedì 11 dal governo ai sindacati.
Un piano che ha lasciato insoddisfatti i sindacati. “Alla luce dell’ultimo incontro con il governo avvenuto ieri e durato oltre quattro ore, si rende necessario fare chiarezza sui nodi della vertenza ex Ilva, ormai arrivata quasi a un punto di non ritorno”, hanno spiegato, convocando per oggi (mercoledì 12 novembre) una conferenza stampa a Roma, alle ore 14 presso la sede Flm (corso Trieste 36).
De Palma, Fiom: “Un piano di chiusura”
“Il governo ha presentato di fatto un piano di chiusura. Ci sono migliaia di lavoratori che finiscono in cassa integrazione, non c’è un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione”, ha dichiarato il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma al termine del tavolo con il governo.
“Abbiamo deciso unitariamente con Fim Cisl e Uilm Uil di andare dai lavoratori e spiegare che noi contrasteremo la scelta del governo con tutti gli strumenti possibili”, ha proseguito: “È impensabile che il fallimento della gestione che c’è stata sinora sia scaricata su lavoratrici e lavoratori”.
La Fiom ha chiesto al governo di ritirare il testo. “Sono mesi che chiediamo un incontro per capire come stanno andando le trattative per la cessione. Invece si sono presentati con un testo che vede addirittura la chiusura delle cokerie”, conclude De Palma: “Questo non c’entra nulla con il piano di rilancio e ripartenza che avevamo condiviso con i commissari”.
IL COMMENTO DI MAURIZIO LANDINI
Cassa integrazione e cessione
Iniziamo dalla cassa integrazione. “La rimodulazione dell’attività produttiva, dal 15 novembre fino a fine dicembre, richiederà l’incremento del ricorso alla cassa integrazione, che passerà da 4.550 a circa 5.700 unità con integrazione del reddito”, si legge nel piano. A tal fine il governo presenterà “una norma legislativa anche per garantire la copertura finanziaria dell’integrazione. Dal 1° gennaio, con la fermata delle batterie di cokefazione, si arriverà a 6 mila unità”.
Oltre a Bedrock Industries e Flacks Group, il governo – riguardo la cessione dell’ex Ilva – ha dichiarato di aver firmato un accordo di riservatezza e attivato l’accesso alla data room nel corso della scorsa settimana a un altro operatore estero per avviare una prima ricognizione finalizzata a eventuale manifestazione di interesse. C’è stato, si legge nel piano, un “incontro venerdì scorso positivo, cui è seguita un’ulteriore richiesta di chiarimenti”.
Gestione e “ciclo corto”
Il piano del governo entra nel merito della gestione operativa. Dal 15 novembre a febbraio 2026 Acciaierie d’Italia darà corso a interventi per la manutenzione Afo2, Afo4, Acciaieria 2, Treno nastri 2, Rete gas coke e agglomerato. Sono previsti anche interventi ambientali e sugli impianti marittimi. Da marzo 2026 sarà comunque necessario fare ulteriori interventi “auspicabilmente a cura del nuovo acquirente”, tra i quali anche su Afo1 (ove dissequestrato).
Dal 15 novembre sarà necessario attivare un nuovo piano operativo a “ciclo corto”, che comporta una rimodulazione dell’assetto produttivo del complesso aziendale. Dal 1° gennaio 2026 ci sarà il fermo di produzione delle batterie di cokefazione e da metà gennaio 2026 l’avvicendamento tra Afo4 e Afo2 (un solo altoforno per circa 20 giorni).
Taranto
Il governo, con il supporto della Regione Puglia, per consentire la pronta attuazione del piano di decarbonizzazione, garantirà l’immediata disponibilità di risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dell’investimento per l’impianto di preridotto (Dri) in quattro anni. “Il governo – si legge nel piano – sta lavorando per garantire all’impianto Dri e alla centrale termoelettrica una fornitura di gas via condotte terrestri, a prezzi competitivi”.
Il tavolo insediato al ministero delle Imprese lo scorso 19 maggio ha permesso di individuare aree potenzialmente fruibili ai fini della reindustrializzazione (sia interne sia esterne al perimetro dell’ex Ilva). “Per queste aree – spiega il documento governativo – stiamo valutando i progetti di investimento di oltre 15 aziende italiane ed estere, fra cui primari player nazionali, i cui progetti possono realizzarsi nell’arco dei quattro anni in vari settori”.






















