“La priorità è salvare occupazione e reddito”. Così Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Rsu dopo l’annuncio della Hp Composites di Ascoli Piceno di ricorrere a 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per crisi industriale. Una misura che, accompagnata dalle dimissioni del direttore generale Abramo Levato (che resterà formalmente in carica fino al 26 ottobre), ha sollevato forte preoccupazione.

La misura riguarda 541 lavoratori dell’azienda (fondata nel 2010, possiede cinque stabilimenti) che produce e realizza componenti in fibra di carbonio per vari settori industriali. Fiom, Fim, Uilm e Rsu aziendali chiedono “un piano industriale serio, trasparente e condiviso”, che non si limiti a gestire l’emergenza: “La sola cassa integrazione non basta, servono strategie per diversificare le produzioni e aprirsi a nuovi mercati”.

Sindacati: “Serve un piano di rilancio”

Secondo i sindacati, la crisi non è esplosa all’improvviso ma si trascina da tempo, aggravata dal crollo delle commesse nel settore automotive: “La crisi non ci ha sorpreso, i bilanci da tempo mostravano segnali di forte indebolimento. Ferrari e Maserati hanno ridotto gli ordini, Porsche si è ritirata del tutto. Una contrazione ritenuta dall’azienda insostenibile con l’attuale assetto”.

I rappresentanti dei lavoratori guardano con attenzione al piano di rilancio affidato a uno studio di consulenza, ma invocano anche l’intervento delle istituzioni. Mercoledì 10 settembre ad Ancona è previsto un tavolo regionale: “Sarà il primo banco di prova per verificare se la Regione Marche intende assumersi responsabilità concrete. In caso contrario chiederemo l’apertura di un tavolo nazionale al ministero”.

Sul fronte delle responsabilità, i sindacati respingono l’accusa di aver taciuto i segnali di crisi: “Abbiamo vigilato e denunciato nei luoghi giusti, segnalando difficoltà a direzione, Confindustria e perfino alla proprietà francese. Non spettava a noi lanciare allarmi pubblici che avrebbero potuto aggravare la situazione. Oggi i fatti dimostrano che avevamo ragione”.

Fiom, Fim, Uilm e Rsu così concludono: “Dopo la crisi di Beko, il territorio non può permettersi di perdere un altro pilastro industriale. Dopo anni di immobilismo e di scelte sbagliate ora serve un piano industriale vero, che dia prospettive e garantisca lavoro e dignità ai 540 dipendenti, evitando un vero e proprio terremoto sociale”.

L’ex direttore generale: “Cigs è strumento utile”

In un’intervista al Resto del Carlino, l’ormai ex direttore generale Abramo Levato ha dichiarato che “la lavorazione dei compositi è in costante crescita, il problema è legato ai mercati di riferimento. L’automotive, in particolare, ha vissuto un brusco rallentamento che ha colpito i nostri principali clienti, dai grandi gruppi tedeschi come Volkswagen e Mercedes fino a marchi di prestigio come Porsche. È un trend che riguarda l’intero comparto europeo”.

Levato ha spiegato che “non siamo a zero ordini, ma l’andamento è diventato imprevedibile e servono strumenti di adattamento”. Da qui la richiesta di cassa integrazione straordinaria: “È uno strumento utile per fronteggiare una flessione temporanea. Non c’è una dichiarazione di crisi aziendale, ma un momento di criticità che stiamo affrontando”.

Riguardo il futuro, l’ex direttore generale ha dichiarato che l’azienda ha “iniziato a diversificare i mercati, investendo anche in comparti come difesa, aeronautica, aerospazio e nautica, dove la domanda di carbonio è in crescita. Dobbiamo diventare più competitivi, innovare i processi e cogliere tutte le opportunità, comprese quelle offerte dalla Zes”.