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È stata avviata la procedura di licenziamento per 21 lavoratori (su 70 complessivi) del Consorzio Palermo Sud Est, impegnato nella realizzazione del collettore emissario della zona sud orientale del capoluogo siciliano. L’opera, il cui ente appaltante è il commissario straordinario unico per la depurazione Totò Cordaro, servirà a completare la rete fognaria della città.
A essere espulsi dall’azienda Manelli, capofila del Consorzio che sta eseguendo i lavori, sono anche una decina di interinali, che hanno il contratto in scadenza il 30 settembre. "Chiediamo alla struttura commissariale - dichiarano i segretari territoriali Cosimo Lo Sciuto (Fillea Cgil), Lorenzo Scalia (Filca Cisl) e Salvatore Puleo (Feneal Uil) - di intervenire subito, richiamando l’azienda al rispetto degli impegni presi, nella tutela dei lavoratori e nel rispetto della città”.
I sindacati rilevano che “sarebbe impensabile concedere una proroga a una azienda che, in quattro anni, non ha raggiunto nemmeno il 50 per cento dell’opera a pieno regime, lavorando su due turni, e che ora dichiara di essere disposta a continuare l’opera dimezzando il personale”.
Fillea, Filca e Feneal sottolineano che “l’azienda, nella procedura di licenziamento, parla di ‘perdite continue di circa 500 mila euro mensili’, che giustificherebbero la condizione di sofferenza della commessa. Calcoli che sono ‘incomprensibili’ alla luce del fatto che l’importo dei lavori è stato determinato dall’offerta fatta dalla stessa impresa”.
Stiamo parlando, rimarcano i sindacati edili, di “più di 20 milioni di lavori previsti, di cui già 19 milioni già incassati a meno di metà dell’opera, 13 milioni già rendicontati e altri sei già riconosciuti dalla struttura commissariale. Lavori, inoltre, che avrebbero dovuto essere consegnati a breve e per i quali la stessa azienda sta chiedendo una proroga”.
Lo Sciuto, Scalia e Puleo ritengono “deprecabile il reiterato tentativo di far leva sui lavoratori per ottenere partite economiche. Ipotesi confermata dalla stessa azienda che scrive che ‘risulta necessario ridurre la perdita netta nell’esecuzione dei lavori’, almeno fino a quando la stazione appaltante non vorrà riconsiderare i corrispettivi economici dell’appalto”.
Le tre sigle così concludono: “La scelta di avviare la procedura di licenziamento collettivo al solo scopo di risparmiare e far leva per ottenere più soldi è illegittima. Non possiamo accettare di assistere all’ennesimo caso di aziende che si aggiudicano lavori in Sicilia con grandi ribassi e che, dopo aver recuperato il possibile, lasciano che i tempi di consegna delle opere si dilatino o addirittura che si blocchino. Non esistono ragioni utili a far risparmiare l’azienda, a scapito dei lavoratori e della collettività”.