La crisi dell’automotive non risparmia più nessuno. L’ultima “vittima” è la Cerence, multinazionale statunitense con sedi anche in Belgio, Paesi Bassi e Germania (1.200 dipendenti complessivi), specializzata nello sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale conversazionale, che martedì 2 settembre ha ufficializzato la volontà di cessare l'attività presso la sede italiana di Torino.

Chi è Cerence

L’azienda nasce nel 1961 sotto il nome Cselt, guadagnandosi una notorietà internazionale grazie alla sua attività pionieristica, come ad esempio la creazione degli mp3 e dei protocolli di trasferimento dati. Cresciuta come centro di ricerca in orbita Telecom, nel 2001 l’azienda viene scorporata in Loquendo. Nel 2011 viene venduta alla multinazionale Usa Nuance, specializzandosi nei comandi vocali per l'automobile. Nel 2021 viene acquisita dalla Microsoft, con il nome attuale di Cerence.

Sindacati: “Scongiurare i licenziamenti”

La notizia della chiusura e del contestuale avvio della procedura di licenziamento collettivo per tutti i 53 lavoratori (in larga parte ingegneri, linguisti e matematici super-specializzati) dello stabilimento piemontese, dopo la conclusione di un piano di ristrutturazione aperto nel 2024, è arrivata del tutto inaspettata.

“In un settore ad alto valore aggiunto, come quello in cui opera la società, e nel quale sono impiegati lavoratrici e lavoratori con una altissima professionalità, la sciagurata iniziativa pone alcune importanti riflessioni e molti interrogativi”, spiegano i segretari piemontesi di Slc Cgil (Ivan Corvasce) e Fistel Cisl (Anna De Bella).

“Poiché lo sviluppo dei sistemi legati all’intelligenza artificiale non è un settore in crisi – continuano i due esponenti sindacali – risulta evidente come la scelta della multinazionale di sacrificare le proprie professionalità in Italia sia legata all’incapacità di un Paese di rendere un territorio attrattivo per le nuove esperienze professionali e per il futuro”.

Corvasce e De Bella evidenziano che “il governo italiano, che si vanta di intrattenere stretti rapporti con gli Stati Uniti, dovrebbe adoperarsi immediatamente per contrastare la scelta della multinazionale di abbandonare il nostro territorio, sacrificando intelligenze, professionalità e occupazione, per concentrare le proprie attività nelle altre sedi del Nord Europa”.

Per Slc e Fistel la progressiva dismissione del settore automotive nel territorio torinese “comincia a segnare negativamente non solo l'indotto manifatturiero, ma anche tutto ciò che potrebbe riguardare le nuove frontiere del settore, come l'utilizzo di sistemi ‘intelligenti’ di interazione macchine/uomo. In una città che si candida a essere attrattiva come polo strategico nazionale per l'intelligenza artificiale, non è proprio un bel segnale”.

Nei prossimi giorni i sindacati incontreranno le istituzioni territoriali (Comune di Torino e Regione Piemonte) per iniziare a trovare una soluzione positiva. Intanto è stato proclamato un primo pacchetto di 24 ore di sciopero a sostegno della vertenza.

Corvasce e De Bella così concludono: “Slc Cgil e Fistel Cisl regionali metteranno in campo tutte le iniziative sindacali per scongiurare i licenziamenti e per dare una prospettiva occupazionale alle lavoratrici e ai lavoratori interessati”.