Era il più grande Centro di accoglienza per richiedenti asilo: aperto il 18 marzo 2011 dall'ex governo Berlusconi all'interno del Residence degli aranci (un comprensorio di 400 villette originariamente destinate ai marines della vicina base militare americana di Sigonella), è arrivato a ospitare fino a 4 mila migranti. Poi il progressivo svuotamento, a partire dal settembre 2018, con un’accelerazione imposta dall'ex ministro dell’Interno Salvini. E con la drammatica conseguenza dell’emorragia di posti di lavoro. Al Cara di Mineo (Catania), infatti, lavoravano circa 350 addetti a tempo indeterminato e una settantina a tempo determinato, cui vanno aggiunti i tanti che erano impiegati nell'indotto e negli appalti.

Cuochi, insegnanti, addetti alle pulizie, assistenti sociali, mediatori culturali: tutti lavoratori abbandonati dalle istituzioni, spiega la Filcams Cgil del Calatino, che oggi (martedì 22 ottobre) ha organizzato una manifestazione a Catania, con appuntamento alle ore 9.30 davanti alla Prefettura (con contestuale richiesta di audizione al prefetto). Da tempo il sindacato chiede maggiore attenzione per questi operatori, ma finora tutte le misure “risarcitorie” promesse sono rimaste lettera morta.

L’ultima richiesta è stata quella di prevedere nei bandi di gara per i Centri di accoglienza straordinaria per i richiedenti asilo (Cas), di cui uno è prevista la nascita anche nel Calatino, l’applicazione della clausola sociale per gli ex lavoratori del Cara di Mineo, in modo da ottenere per loro una corsia preferenziale. La Prefettura ha però negato questa possibilità in quanto – come ha spiegato dopo aver interpellato l’Autorità nazionale anticorruzione – l’inserimento nei bandi della clausola sociale è obbligatorio quando il contratto d’appalto è in corso di esecuzione e in scadenza (tutelando così i lavoratori dell’impresa uscente), mentre in questo caso l’appalto al Cara è già concluso e il bando per il Cas riguarda una nuova e diversa gara.

Una doccia fredda per lavoratori e sindacato, che però rilanciano proponendo la costituzione di un elenco degli operatori del settore dell'accoglienza, in modo che gli ex addetti del Cara possano essere valutati in vista delle assunzioni necessarie per l’apertura del nuovo Cas. “La costituzione di un bacino di operatori cui attingere, considerata la gravissima crisi occupazionale che si è venuta a creare, può essere una prima risposta per questi lavoratori”, spiega il segretario generale della Filcams Cgil di Caltagirone Francesco D'Amico, sottolineando che questa misura è già stata adottata nel 2018 per gli operatori ecologici del Comune di Catania. “Chiediamo l’apertura di un tavolo tecnico e istituzionale – conclude l’esponente sindacale – per trovare le soluzioni necessarie a non aggravare le già critiche condizioni in cui versa il settore dell’accoglienza”.