I lavoratori della Bekaert cercheranno di salvare la loro fabbrica e il loro lavoro costituendosi in cooperativa. Un primo nucleo composto da 52 dipendenti di Figline e Incisa Valdarno, infatti, ha costituito un comitato promotore per dare mandato a Legacoop Toscana di accompagnarli nel percorso di verifica di fattibilità della costituzione di una cooperativa di lavoro. L’attività sarebbe in varie produzioni, come quella di cordicella metallica e trafilato per tubi ad alta pressione. È quanto emerso dall’incontro che si è tenuto questa mattina (3 maggio) a Firenze tra Legacoop, Fiom e i lavoratori.

Lo scopo è, in sostanza, quello di avviare un progetto d’impresa per tornare a produrre nello stabilimento di Figline e sottoporlo all'attenzione di Sernet, l'advisor incaricato per la reindustrializzazione del sito, e al Ministero dello sviluppo economico. “Abbiamo ricevuto mandato da un gruppo di lavoratori di verificare la fattibilità economica di un progetto di workers buyout – spiega Roberto Negrini, presidente Legacoop Toscana -. In linea con il protocollo sui workers buyout che abbiamo siglato nel novembre 2017 con Cgil Toscana, adesso il nostro compito sarà innanzitutto quello di valutare, attraverso un professionista che abbiamo già individuato, la fattibilità del progetto”. La valutazione, continua Legacoop dovrà essere “attenta, con bassi margini di errore, per non rischiare di deludere ulteriormente i lavoratori che sono già provati dalle vicende che ben conosciamo”. Il primo passaggio sarà quello di capire la sostenibilità economica e finanziaria dei processi produttivi per poi trovare risorse anche tra gli strumenti finanziari della cooperazione.

“Ringraziamo Legacoop per essersi resa disponibile a rappresentare i lavoratori nel percorso di verifica di fattibilità di una Cooperativa di lavoro attiva nella trasformazione dell’acciaio in corda – afferma Daniele Calosi, segretario generale della Fiom di Firenze –. Vogliamo avviare un progetto di impresa per tornare a lavorare nello stabilimento di Figline e sottoporlo all'attenzione di Sernet e al Mise affinché possa richiamare Pirelli a responsabilità, tornando ad acquistare volumi dove li ha ordinati per anni”. Al contrario dei soggetti interessati, “che finora hanno scelto di celarsi dietro vincoli di riservatezza, noi operiamo in trasparenza – ha continuato -. I lavoratori prendono in mano il loro futuro e dimostrano ancora una volta che ci credono ancora e nella Fiom troveranno sempre appoggio. Confermiamo quello che diciamo da sempre: la fabbrica non è di Bekaert ma del territorio e dei lavoratori che, stanchi di restare con le mani in mano, con questa decisione lanciano il cuore oltre l’ostacolo”.

“Una parte dei lavoratori della Bekaert ha voluto dare un segnale di riscatto e di affermazione della dignità del lavoro, cercando di rispondere all’esigenza di reindustrializzazione. - dichiara poi Enzo Masini, della segreteria Cgil di Firenze - Si tratta di una iniziativa i cui sviluppi saranno verificati dai lavoratori e dalle istituzioni del territorio, un’iniziativa aperta alla partecipazione di chiunque voglia sostenerla. Di fronte a certe politiche delle multinazionali che sfruttano le competenze e le risorse del territorio, può sorgere una risposta diversa che mette al centro il lavoro e non la finanza. Il Governo ha il compito di trovare soluzioni a una vertenza che dura da troppo tempo, da oggi per farlo ha anche un interlocutore sostenuto dalla competenza della lega delle cooperative”.