La vendita ad ArcelorMittal torna in discussione, le commesse si esauriranno tra luglio e settembre, poi dovrebbe aprirsi la cassa integrazione. C’è grande agitazione tra i 400 lavoratori della Sanac, azienda attiva nella fabbricazione di refrattari, in amministrazione straordinaria dal marzo 2015 dopo il crollo di Ilva e del gruppo Riva di cui faceva parte. Per oggi (martedì 2 luglio) è previsto uno sciopero nazionale di quattro ore nei quattro stabilimenti di Gattinara (Vercelli), Vado Ligure (Savona), Grogastu (Cagliari) e Massa Carrara.

“Il forte disappunto è esploso venerdì 28 giugno, generato dalle pessime notizie derivate dall’ultimo incontro con il ministero dello Sviluppo economico”, spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil. La situazione, infatti, è apparsa completamente diversa da come era stata rappresentata nei due precedenti vertici (il 12 dicembre 2018 e il 6 aprile scorso). In quegli incontri era stata prevista, da maggio, la sottoscrizione del contratto di vendita della Sanac e il passaggio di tutti i lavoratori in ArcelorMittal, colosso internazionale che ha già acquisito Ilva.

“Ma l’accordo di vendita, presentato in sede ministeriale, non si è mai concretizzato e ArcelorMittal ha chiesto addirittura una proroga del termine per la conclusione del negoziato per l’acquisizione al 30 settembre per rivalutare l’affare”, proseguono i sindacati: “La struttura commissariale, inoltre, ha chiesto la proroga della fideiussione a garanzia del piano industriale, e i vertici aziendali hanno comunicato, a conclusione del vertice, di aver ottemperato a tale obbligo”.

Filctem, Femca e Uiltec riconducono le motivazioni di tale rinvio “ai problemi insorti con il governo sulla gestione del sito di Taranto”. I sindacati evidenziano che “in ogni caso le conseguenze per la continuità del gruppo Sanac sono serie e immediate, in quanto fornitore di Ilva per oltre il 60 per cento, stabilimento in cui è stato annunciato il ricorso alla cassa integrazione per circa 1.400 lavoratori, e che quindi imporrà a Sanac un conseguente calo di ordinativi”. I primi a essere colpiti saranno i contratti a termine, ma per tutti i lavoratori non saranno comunque sufficienti i piani di ferie forzate, volte a fronteggiare il rallentamento produttivo.

“La fideiussione a garanzia del piano industriale, pervenuta soltanto a conclusione della riunione, non ci soddisfa”, commenta il segretario generale della Filctem Cgil Vercelli-Valsesia Alan Orso Manzonetta. L’esponente sindacale evidenzia che nel sito di Gattinara “si sta procedendo allo smaltimento delle ferie residue, con grande e comprensibile disappunto dei lavoratori che dopo tutti questi anni hanno il diritto ad avere garanzie sulla risoluzione del problema. Se ArcelorMittal dovesse abbandonare l’investimento, che ne sarà dei lavoratori e delle loro famiglie? Il problema potrebbe avere pesanti conseguenze ed evidenti ricadute sul tessuto occupazionale territoriale e anche a breve termine, considerato che molti sono i lavoratori con contratti in scadenza o somministrati”.

Molto critica con il governo è la Cgil di Massa Carrara. “Esprimiamo tutto il nostro disappunto per l’esito dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico”, dichiara il segretario generale Paolo Gozzani: “Abbiamo registrato l’assenza totale del governo. I lavoratori in questi anni hanno fatto di tutto per difendere lo stabilimento e il proprio posto di lavoro, anche rischiando la vita per le pessime condizioni che versava lo stabilimento. Chi ha responsabilità politica deve trovare le soluzioni”. Da qui la convocazione dello sciopero, indetto per denunciare “tutta la nostra preoccupazione e rabbia nei confronti di un governo che dimostra nessuna attenzione per un territorio così fortemente penalizzato e nessuna idea per uno sviluppo di questo Paese”.

(aggiornamento ore 13.09)