Nel 2016 una prima riduzione di personale, da 68 lavoratori a 32. Poi una crisi finanziaria e di commesse, infine il colpo assestato dal crollo del Ponte Morandi. E ora l’annuncio della chiusura. Mercoledì 6 febbraio la Giugiaro Architettura e Structures ha comunicato a istituzioni e sindacati l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti rimasti a Genova Bolzaneto, “delocalizzando” (se così si può dire) quindi tutte le attività nella sede che la società ha da poco aperto a Colognola ai Colli (Verona). Un’altra mazzata, dunque, per l’economia del capoluogo ligure, cui i lavoratori hanno subito risposto organizzando tre giorni di sciopero, da oggi (venerdì 8 febbraio) a lunedì 11.

"I lavoratori - spiega Ivano Mortola della Fiom Cgil genovese - hanno portato uno striscione in prossimità del ponte per ricordare che Genova deve subire anche questo: oltre il danno, la beffa". A fine mattina i lavoratori "hanno incontrato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli al quale è stata illustrata la vertenza Giugiaro e al quale hanno lanciato un accorato appello di non essere lasciati soli".

Giugiaro Architettura e Structures è a Genova dal giugno 2014, dopo aver rilevato dal fallimento le società Enviai e Precetti, specializzandosi in progettazione, fornitura e installazione di rivestimenti esterni e vetrate nei settori edili e dell’industria ferroviaria e navale. A motivare la decisione del licenziamento dei 17 impiegati e 15 operai genovesi, spiega l’azienda, sono le difficoltà incorse a seguito del crollo del Ponte Morandi per quanto riguarda gli approvvigionamenti e le attività portuali. La società, dunque, intende spostare tutto nella sede veronese, attiva dalla scorsa primavera, nella quale ha già trasferito la sede legale.

“L'azienda attraversa una fase di difficoltà legata sia alla logistica sia al mercato, ma se ci fosse stata la volontà si potevano trovare soluzioni”, riprende Mortola. L’esponente sindacale, pur riconoscendo i disagi provocati dal crollo del ponte, rileva però che “questo fatto non può essere usato strumentalmente dall’azienda, visto che il trasferimento era stato deciso già nel maggio dell'anno scorso, quando la società ha creato la nuova sede operativa con stabilimento vicino a Verona”. Ci sono adesso 75 giorni di tempo, conclude Mortola, per “provare a trovare un accordo, ma è chiaro che per noi l’unica intesa possibile è quella mantenimento del sito produttivo a Genova”.

(aggiornamento ore 12.38)