Per i lavoratori di Aquileia capital service (Acs), istituto bancario specializzato nel recupero crediti, è stato come un fulmine a ciel sereno, quando hanno saputo della procedura di riorganizzazione avviata dalla società, accompagnata dall'esubero di 52 (oltre la metà) dei cento dipendenti della sede di Tavagnacco (in provincia di Udine). Il piano prevede che alcuni uffici di quella sede saranno del tutto smantellati, per esempio quello legale, quello tecnico e l'information technology. Le persone saranno mandate a casa con la motivazione che i servizi vanno esternalizzati.

L’operazione, comunicata la scorsa settimana alle organizzazioni sindacali, è legata alla scelta della proprietà, che fa capo a Bain Capital, di cedere una cospicua parte delle attività di Acs, il braccio operativo del gruppo statunitense in Italia nella gestione dei crediti deteriorati (Non performing loans). Immediata la mobilitazione di Fisac e Cgil Udine, che hanno annunciato la messa in campo di ogni azione necessaria a tutelare i lavoratori di Acs, di fronte alla ristrutturazione avviata dall'azienda.  

Per i lavoratori di Tavagnacco si tratta dell'ennesima tappa di un calvario cominciato dieci anni fa, con il crac della Hypo bank. Fisac e Cgil, a fianco degli altri sindacati di categoria e confederali, garantiscono pieno impegno a tutti i livelli, anche attraverso iniziative di coinvolgimento delle istituzioni regionali e locali, per sollecitare una strategia di rilancio di Acs e delle sue attività e per difendere diritti e interessi di tutti i dipendenti coinvolti.

Come detto, la storia dell'azienda comincia nel 2012, prima come Hypo leasing, poi come Acs. In questi anni, il numero di dipendenti a Tavagnacco è cresciuto, passando da 80 a 100, e con l'ingresso del fondo Bain capital sono stati avviati investimenti come l'ampliamento del portafoglio crediti. Poi il lavoro si è fermato, sono state aperte le sedi di Roma e Milano e qualcosa ha cominciato a non funzionare. 

Un 'filo rosso' unisce la vecchia gestione con quella attuale (il fondo americano Bain capital), visto che è stato annunciato il licenziamento di metà degli addetti a Tavagnacco. Invece, nessun taglio è previsto per il personale delle altre due sedi, Roma e Milano (in tutto i dipendenti in Italia sono 134).

"Le spese sono aumentate, così come il numero di dirigenti, pari a circa il 20% rispetto alla forza lavoro complessiva - rilevano Andrea Rigonat, segretario Fisac Udine ed Emiliano Giarenghi, segretario generale Cgil Udine -. E alla fine siamo arrivati a questo punto, con la comunicazione della proceduta di licenziamento collettivo per 52 persone, tutte piuttosto giovani e decisamente lontane dall'età pensionabile. Cercheremo di opporci in ogni modo".

La vicenda ha messo in allarme anche altre sigle sindacali, come la Fabi, pronte a opporsi ai licenziamenti collettivi. Per venerdì 17 è stata convocata un'assemblea con i lavoratori, durante la quale i sindacati chiederanno la revoca della procedura di licenziamento.