Un professionista su tre guadagna meno di 10 mila euro lordi l’anno, nonostante la grande mole di lavoro, che per un terzo degli intervistati supera le 40 ore a settimana e per 2 persone su 3 rende difficile conciliare la vita personale con quella lavorativa. Il tema salariale e quello delle condizioni di vita e di lavoro emerge con forza da Professionista Oggi, l’inchiesta collettiva voluta da Apiqa e Cgil, insieme alla Filcams nazionale, a cui hanno attivamente partecipato categorie e territori, e realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, per aiutare il sindacato a cambiare in meglio le condizioni, non solo lavorative, di 3 milioni e mezzo di uomini e donne che contribuiscono all’economia del Paese in alcuni tra i settori più innovativi e avanzati. Archeologi, psicologhe, attori, restauratrici, traduttrici, informatici, ingegneri, architette: queste alcune delle professioni che l’indagine ha intercettato.

I risultati della ricerca sono stati presentati e discussi questa mattina (1° marzo) nel corso del I congresso di Apiqa (l'associazione di quadri, professionisti e alte professionalità della Cgil) che si svolge a Roma negli spazi della Sala Troisi.

Le difficoltà e le incertezze dei professionisti sono tante, ma non scoraggiano chi nella maggior parte dei casi ha compiuto una scelta lavorativa consapevole: solo il 10% degli intervistati, infatti, aspirerebbe nel futuro a essere assunto a tempo indeterminato, e il 13% si percepisce come un dipendente non regolarizzato come tale. Emerge, invece, come per quasi la metà del campione la priorità sia avere più diritti e tutele come lavoratori autonomi e per il 21%, una maggiore continuità occupazionale rimanendo autonomi.

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Su quali aspetti dovrebbe maggiormente concentrarsi l’azione sindacale? Per il 35% del campione la prima scelta è quella di aumentare le tutele quando i rapporti di lavoro si interrompono; per il 33% le organizzazioni dei lavoratori dovrebbero battersi per incrementare i compensi. Importante anche migliorare le tutele in caso di maternità e di malattia. Resta il fatto che l’azione di tutela, in particolare per ciò che riguarda le retribuzioni, è complessa perché sono tanti i fattori che contribuiscono alla determinazione dei compensi.

Per quasi il 60% del campione, ad esempio, un elemento molto importante è la complessità del lavoro; per il 54% i risultati raggiunti, per il 48% il tempo di lavoro. Un posto importante occupano anche le competenze certificate e l’impegno psico-fisico. Tante informazioni utili, insomma, da Professionista Oggi e tanto lavoro per un sindacato che deve essere in grado di stare al passo col lavoro che cambia per allargare la rappresentanza e meglio tutelarlo. Aggiornare i propri strumenti senza derogare in nulla ai propri principi costitutivi: il rispetto ovunque della dignità e dei diritti di tutte le lavoratrici e lavoratori, quale che sia la forma e la modalità del lavoro che svolgono.