Il 6 febbraio del 2002 Sergio Cofferati parla per l’ultima volta da segretario al Congresso nazionale della Cgil lanciando la proposta di una mobilitazione generale contro la riforma dell'articolo 18. Il 23 marzo successivo la Cgil organizzerà la più grande manifestazione della storia italiana, con tre milioni di partecipanti al Circo Massimo di Roma “contro il terrorismo – il 19 marzo le Nuove Brigate Rosse hanno assassinato Marco Biagi – e per i diritti”.

È l’inizio di un’intensa mobilitazione, proseguita anche dalla nuova Segreteria di Guglielmo Epifani, subentrato a Cofferati nel settembre 2002, e destinata a concludersi con la sconfitta del governo sull’articolo 18. 

La manifestazione del 23 marzo 2002

Secondo la questura a Roma quel giorno ci sono 700.000 persone. “Quando potranno vedere le nostre fotografie dagli elicotteri allora saremo pronti a fare congiuntamente le stime. Così vedremo chi ha le valutazioni più giuste e chi il metro corto. In piazza c’erano almeno tre milioni di persone, mai viste così tante dal dopoguerra a oggi” è la risposta della Cgil che scrive sul proprio sito internet: "Tu no, noi tre milioni".

E con la Cgil quel giorno ci saranno politici, intellettuali, attori, registi, uomini e donne del mondo della cultura e dello spettacolo. Ci sono Bertinotti, Fassino, D’Alema, Di Pietro, Salvi, Turco, Pecoraro Scanio, Rosy Bindi con l’adesivo dei girotondisti. Spunta Nanni Moretti. Ci sono Sabrina Ferilli, Massimo Ghini, Ottavia Piccolo, Lucrezia Lante della Rovere, Nicola Piovani, Paolo Hendel, Staino e Vauro. 

In quella piazza ci sono i chimici, i metalmeccanici, gli edili, la funzione pubblica, i professori delle università, i ricercatori precari, i medici, gli infermieri, i lavoratori dei trasporti e del commercio. Ci sono i pensionati dello Spi e tantissimi giovani.

Le parole di Sergio Cofferati 

Molte bandiere rosse della Cgil sono listate a lutto per la morte di Marco Biagi. Alle 13 Sergio Cofferati inizia il suo comizio. “Avevamo la certezza che sarebbe stato così”, dirà riferendosi alla partecipazione imponente alla manifestazione.

“È credibile - dirà - un sindacato che si batte per i nuovi diritti e intanto accetta l’idea di togliere i diritti conquistati? No, non è credibile. Non si può pensare di dare ai giovani - come noi riteniamo sia indispensabile - dei diritti universali e nel contempo accettare l'idea di toglierli ai padri. Perciò l'articolo 18 non deve essere toccato: è nell'interesse tanto dei "padri" quanto dei "figli". (…) A chi affaccia l'idea che con l'articolo 18 si voglia agire per rendere possibile un lavoro per i giovani noi rispondiamo così: non c'è nessun rapporto, non c'è mai stato, tra la possibilità per un'impresa di licenziare senza una ragione e la possibilità per la stessa impresa di assumere delle persone”.

“Noi - prosegue il segretario - siamo diversi da loro. Noi siamo figli della solidarietà (…) Ai tanti giovani, alle ragazze e ai ragazzi dei movimenti della pace a coloro che vogliono regole nella globalizzazione, a quelli che hanno a cuore, come tanti altri, le tematiche ambientali, dico: continuate a rappresentare le vostre idee e le vostre istanze. Non fatevi intimidire. Dalla Cgil avrete sempre attenzione e rispetto. Non fatevi affascinare dall’idea di rappresentarvi autonomamente in politica. Stimolate i partiti, costringeteli a guardare a voi, alle vostre istanze”.

“Tonino Guerra - è la conclusione di un discorso emozionato ed emozionante - poeta romagnolo che ci è caro, ha voluto anche in questa occasione indicarci delle belle parole per la manifestazione di oggi. Le ha prese a prestito da un antico, sconosciuto, anonimo poeta indiano che scrisse Il corpo del povero cadrebbe subito in pezzi, se non fosse legato ben stretto dal filo dei sogni. Nei nostri sogni c’è un paese moderno e civile, con una democrazia forte e una società più giusta. Con il vostro coraggio, con la vostra passione civile, quella che ci dà forza, sono sicuro che li realizzeremo”.

Oggi come ieri. Come domani.