Una manovra sbagliata. Con questo slogan si è aperta la mobilitazione di Fp Cgil e Uil Fpl, contro la legge di bilancio del governo Meloni, in riferimento al settore pubblico. Le sigle sindacali lanciano un'ampia campagna entrando nel dettaglio di tutti i loro settori, ovvero nel mondo del lavoro pubblico: spiegano cosa non va e chiedono i cambiamenti necessari. Lo fanno con la protesta delle lavoratrici e lavoratori, con la campagna nei luoghi di impiego, ma anche attraverso i social network: come la pagina Facebook della Fp Cgil Nazionale, che di volta in volta diffonde le critiche del sindacato su determinati segmenti della manovra.

Inevitabile partire dalla sanità. "Nessuna cura per chi cura", dice il sindacato. Nella manovra infatti non si rifinanzia il fondo sanitario nazionale, non si tolgono i vincoli alle assunzioni di personale, non ci sono risorse per i rinnovi. Il sindacato chiede di programmare da subito, finanziandoli, i fabbisogni formativi universitari delle professioni sanitarie e socio-sanitarie, per superare la grave carenza di personale. Chiede quindi di ampliare al 31 dicembre e non al 30 giugno la maturazione dei requisiti dei 18 mesi per il personale precario da stabilizzare, nonché la proroga in servizio fino al termine delle procedure di stabilizzazione. 

Non va meglio spostandosi nel comparto della sanità privata. Qui finora sono arrivate solo briciole per il personale delle strutture sanitarie e socio-sanitarie private in convenzione. E così non va bene. Le risorse vanno incrementate  subito.

 

Giudizio negativo anche sulle misure per le Funzioni centrali e quelle locali. Nel primo caso, si contesta l'assenza di attenzione per le attività istituzionali, rilanciando la necessità di rinnovare il contratto nazionale, stabilizzare i precari e avviare un piano straordinario di assunzioni. Anche sulle autonomie locali, la legge di bilancio 2023 ignora totalmente le esigenze fondamentali: non c'è nulla sulle assunzioni, sulle scadenze dei prossimi rinnovi, contro la fragilità finanziare degli enti e per ridurre le diseguaglianze, soprattutto al Sud e nelle aree più colpite dalla crisi economica.

Va di male in peggio se esaminiamo il Terzo settore. "La manovra dimentica il sociale", esordiscono le organizzazioni. Perché? Perché non si fa nulla per il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, per i servizi di inclusione, per l'assistenza socio-educativa, per il welfare locale, per l'infanzia e così via. Bisogna invece prevedere le risorse necessarie per garantire il welfare di prossimità, investire sui servizi di inclusione e nel sistema integrato dagli zero ai sei anni. Senza queste scelte, spiegano, la possibilità di attivare in Italia serie politiche sociali "resta un orizzonte astratto e lontano".

Anche sui Centri dell'impiego servono interventi urgenti, che si traducono in tre parole: assunzioni, investimenti e formazione. Annuncia la Fp in un suo volantino: "Ci mobiliteremo per assunzioni immediate e adeguate, spazi dignitosi di lavoro e la riqualificazione del personale attraverso percorsi appropriati per il rilancio delle politiche attive per il lavoro".

Una manovra sbagliata, dunque. Da migliorare subito. Tutte le richieste dei sindacati si trovano sul sito della Fp Cgil.

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