Nessuna marcia indietro. Dal 2035 stop a diesel e benzina, la produzione dell’auto diventerà elettrica. La Ue ha dato un orizzonte temporale a un futuro che appariva ormai scontato. Ma la riconversione d'impianti e linee, in un settore complesso e ramificato come l’automotive, è una sfida enorme. Che si potrà vincere solo iniziando oggi a programmare quello che dovrà diventare realtà tra 13 anni. Il messaggio della Fiom Cgil di Torino è chiaro. C’è tutta l’urgenza di non perdere questa corsa. C’è la speranza che in fin dei conti questa svolta possa dare una nuova chance alla vecchia capitale italiana dell’auto dalla quale la tradizionale produzione di macchine si stava lentamente spegnendo.

Le premesse ci sono tutte. Gli spazi, enormi, di mamma Fiat, da Mirafiori in giù. Gli operai da riconvertire attraverso una formazione serrata che inizi oggi perché siano pronti domani. Il Politecnico, con le sue eccellenze e le sue avanguardie nei campi sui quali si giocherà questa partita: quello del recupero, quello del riciclo, quello delle fonti rinnovabili, quello dello smaltimento.

Per questo la Fiom di Torino ha organizzato un convegno che metta in campo, concretamente, tutti gli elementi della svolta.

“Questo convegno – ci spiega Edi Lazzi, segretario generale delle tute blu Cgil della provincia – fa parte di un percorso che noi battiamo da tempi non sospetti. Oggi abbiamo una data e una prospettiva, ma come sindacato che rappresenta i lavoratori dell’auto a Torino sono anni che diciamo di puntare sull’auto elettrica. Per questo nel parterre della nostra discussione, oltre al mondo del sindacato, a quello delle imprese e a quello della politica abbiamo voluto fortemente coinvolgere due tra le migliori menti d’Italia: Andrea Bizzi, ingegnere ecologico che ha concentrato i suoi studi sul riciclaggio di batterie e Filippo Spertino, tra i massimi esperti di fotovoltaico”.

Qual è la risposta più urgente che cercate? “Capire quale ruolo può giocare Torino in questa svolta epocale. Quali sono le nuove filiere che dovranno nascere e assorbire la fuoriuscita dei lavoratori dai vecchi processi produttivi”.

Ci fai un esempio concreto? “A Torino come e dove può sorgere una fabbrica di riciclaggio delle batterie e di smontaggio delle auto, al fine di recuperare tutti i materiali riutilizzabili? Parlo del vetro dei finestrini, della plastica dei componenti, delle batterie, ma anche – in un futuro non lontano – di elementi essenziali come litio e cobalto, che oggi ci condannano a dipendere da Paesi che, la Cina in primis, si sono accaparrati le terre rare, dove esistono le più grandi miniere per l’approvvigionamento di questi materiali, presenti soprattutto in Africa. Entro ancor più nello specifico. Attualmente a Mirafiori ci sono 1100 operai che fanno il cambio: se si decidesse oggi di riconvertire quello stabilimento nello smontaggio delle auto e si iniziasse oggi a formare tutti questi addetti, domani li troverai pronti per le nuove filiere e potrai riassumerli. Se prendi un lavoratore che viene espulso dal processo di produzione hai un incentivo”.

Qui la politica dovrebbe giocare un ruolo fondamentale. “La politica dovrebbe avere un ruolo di guida in questa transizione. E deve accelerare il processo. Perché se si resta fermi tutti gli allarmi si concretizzeranno”.

Il convegno, dal titolo “Torino, l’industria, l’auto e la transizione ecologica: quali opportunità per la città?”, è stato organizzato dalla Fiom torinese e si svolgerà questa mattina (21 giugno) a partire dalle ore 9:30 nel Salone Pia Lai della Camera del lavoro di Torino, in via Pedrotti 5. Diretta sulla pagina Facebook di Collettiva e su collettiva.it.