Una strage sul lavoro. Nella notte un rimorchiatore è affondato al largo della costa di Bari: cinque membri dell'equipaggio sono morti, l'unico a salvarsi è stato il comandante, 63enne di origini siciliane, ricoverato al Policlinico del capoluogo pugliese. Il "Franco P.", questo il nome dell'imbarcazione, era partito da Ancona diretto a Valona, in Albania, e stava rimorchiando un motopontone, una piattaforma galleggiante per il trasporto di merci, alla deriva con 11 persone a bordo. L'allarme è stato dato proprio da questo mezzo, quando l'equipaggio si è reso conto che il rimorchiatore stava affondando. L'inabissamento è avvenuto in acque internazionali al limite tra la zona di responsabilità Sar italiana e quella croata, a 53 miglia dal porto di Bari. Il relitto giace a un miglio di profondità e quindi il recupero sarà complesso.

L'equipaggio, secondo le prime ricostruzioni, non avrebbe avuto nemmeno il tempo di lanciare l'allarme e le ricerche sono state rese più difficili dal forte vento che soffiava in quel tratto dell'Adriatico. Cinque le vittime: due marittimi residenti a Bari, due marchigiani e un cittadino originario della Tunisia. Il rimorchiatore battente bandiera italiana fa parte della flotta della società Ilma, Impresa lavori marittimi di Ancona. La prima imbarcazione a intervenire è stata la motonave Split che ha tratto in salvo il comandante del rimorchiatore, poi trasferito al Policlinico di Bari. Alle ricerche, coordinate dalla Guardia Costiera di Bari, hanno partecipato mezzi militari e civili tra cui 5 mercantili e varie unità della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, coadiuvate dall'aereo 'Manta' della Guardia costiera e da velivoli della Marina Militare, dell'Aeronautica Militare e dell'aviazione croata. Sulla vicenda la Procura di Bari ha aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di naufragio e omicidio colposo. L'indagine, delegata alla Capitaneria di Porto, è coordinata dal procuratore Roberto Rossi con la sostituta di turno Luisiana Di Vittorio. A soccorrere il motopontone alla deriva è stato inviato nel frattempo un altro rimorchiatore. La Capitaneria di Porto di Bari sta verificando un eventuale sversamento dalle casse di combustibile a bordo del peschereccio. 

“Un’ennesima tragedia del mare che fa registrare ancora vittime sul lavoro”. A dichiararlo Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, sottolineando che "seguiremo gli sviluppi delle indagini aperte dalla magistratura per capire le cause dell'incidente affinché circostanze analoghe non si verifichino più. In segno di lutto e di protesta per le ennesime vittime di incidenti sul lavoro - annunciano le tre organizzazioni sindacali - sono proclamate per domani, 20 Maggio, 4 ore di sciopero nazionale del settore rimorchio che saranno effettuate ad ogni fine turno o prestazione. Inoltre alle 13 saranno suonate le sirene dei rimorchiatori in tutti i porti d’Italia. Alle famiglie delle vittime - concludono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti - va la nostra vicinanza con la consapevolezza che non si può continuare a morire sul lavoro per il lavoro”.

Le organizzazioni sindacali dei trasporti Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti delle Marche e Cgil, Cisl e Uil Ancona esprimono solidarietà alle famiglie delle vittime e stanno programmando iniziative di mobilitazione, a partire dallo sciopero di domani (20 maggio) di 4 ore dei rimorchiatori, in attesa di capire come si sono svolti i fatti.

In una nota unitaria ribadiscono che "il lavoro del marittimo-portuale è molto rischioso e attiene anche alla disciplina della sicurezza della navigazione, rappresentata dal codice della navigazione e dalla regolamentazione internazionale SOLAS e IMO. Il rischio sulle navi spesso è legato alla costituzione degli equipaggi, ai loro profili professionali, all'organizzazione del lavoro a bordo e alla definizione dei percorsi abilitanti e di formazione oltre che alla gestione delle emergenze e al complesso sistema di controllo pubblico esercitato sulle navi ai fini della salute e sicurezza sul lavoro. Per questi motivi è da molti anni che i sindacati di categoria chiedono di superare la normativa specifica sulla salute e sicurezza del settore marittimo portuale: i decreti 271 e 272 del 1999 vanno aggiornati con nuovi atti legislativi urgentemente. Perché simili tragedie non avvengano più: oggi, però, piangiamo i cinque marittimi e siamo vicini alle loro famiglie".