Oggi (lunedì 9 maggio) hanno incrociato le braccia per otto ore i lavoratori dello stabilimento Leonardo di Pomezia, in provincia di Roma. La protesta era stata indetta dalle Rsu di Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Ugl dopo l’annuncio di chiusura del sito pontino. In concomitanza con l'astensione dal lavoro, organizzati anche due presidi, uno davanti alla sede del ministero dello Sviluppo Economico e uno davanti alla sede del ministero dell'Economia.

“Lo sciopero e la manifestazione che si sono svolti oggi in difesa dello stabilimento Leonardo di Pomezia hanno visto una grande partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori - ha dichiarato in una nota Fabrizio Potetti, segretario generale Fiom-Cgil Roma e Lazio -. Ai due presidi sotto al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero dell’Economia e delle Finanze erano presenti anche lavoratori e rappresentanti degli altri siti a rischio chiusura.
Una delegazione sindacale è stata ricevuta in mattinata al ministero dello Sviluppo Economico dal coordinatore della struttura per le crisi d’impresa, Luca Annibaletti, e nel pomeriggio dal sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, Alessandra Sartori. Entrambi gli enti si attiveranno per l’apertura di un confronto in sede istituzionale sul piano industriale, che prevede la chiusura di alcuni stabilimenti, così come richiesto dai rappresentanti dei lavoratori.
Un’azienda a controllo pubblico, fortemente supportata dallo Stato e quindi dai cittadini non può e non deve abbandonare il territorio e non può utilizzare fondi importantissimi come quelli derivanti dal Pnrr per chiudere stabilimenti industriali di altissimo pregio. Stiamo parlando di un’azienda che acquisisce commesse in tutto il mondo ed in particolare nel settore difesa attraverso investimenti pubblici. Per questo motivo non è giustificabile l’operazione di chiusura del sito di Pomezia”.