Svolgono l’attività ordinaria degli uffici immigrazione, si occupano della parte operativa dei processi di integrazione, curano le pratiche di regolarizzazione. Senza di loro non ci può essere accoglienza. Senza di loro servizi essenziali rischiano la paralisi totale. Niente più riconoscimenti di asilo, niente regolarizzazioni, niente emersioni. Specie se si considera la drammatica carenza di personale al ministero dell’Interno, sotto organico di almeno 5 mila unità, con dipendenti che vanno in pensione a ritmi elevatissimi, nell’ordine delle decine al mese. 

I 1.400 somministrati impiegati nelle questure, prefetture e commissioni territoriali di tutta Italia, per quanto preziosissimi e insostituibili, senza un rinnovo immediato dei contratti finiranno a casa entro il 31 marzo: rimarranno senza lavoro dopo anni di specializzazione, gli uffici saranno sguarniti, il sistema si incepperà irrimediabilmente.

Per questo scioperano il 21 marzo e mettono in atto un presidio in piazza Santi Apostoli a Roma, insieme ai sindacati degli atipici Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp, per chiedere una proroga dei contratti. Altrimenti le file che abbiamo già visto formarsi in questi giorni davanti agli uffici immigrazione di tutta Italia diventeranno chilometriche. Senza contare che i diritti previsti dalla Costituzione e dalle leggi per i migranti, per chi scappa da una guerra, per i profughi, non potranno essere garantiti.

Uno sciopero che trova il pieno sostengo del segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “Questo mese scadono i contratti di 1.400 lavoratrici somministrati negli uffici immigrazione di prefetture, questure e commissioni territoriali, personale che fino a oggi ha garantito servizi essenziali, come il riconoscimento del diritto di asilo, dei permessi di soggiorno, delle procedure di emersione e delle altre pratiche connesse all’immigrazione. Senza questi lavoratori il sistema di accoglienza del nostro Paese, già fortemente sotto pressione, rischia di non poter garantire immediata accoglienza e assistenza ai rifugiati e a chi fugge dalla guerra in Ucraina e da tutte le altre guerre. È davvero paradossale che in una fase come quella che stiamo vivendo, anziché rafforzare gli organici degli uffici immigrazione, si lascino scadere 1.400 contratti”. Per questo, aggiunge il segretario generale della Cgil, “chiediamo al governo di varare subito le misure necessarie per arrivare alla stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori con contratti in scadenza".

“Anche nell’ambito dell’accoglienza si usa la somministrazione per sostituire personale che dovrebbe essere strutturato e a tempo indeterminato – afferma il segretario nazionale Nidil Cgil Davide Franceschin -. Il fenomeno migratorio viene affrontato sempre con misure emergenziali ma non è un'emergenza. Di guerre in questi anni purtroppo ne abbiamo avute molte, persone che fuggono per salvarsi e per migliorare la propria vita. Per garantire loro il diritto all’accoglienza bisogna prorogare subito i contratti, ma in seguito occorre assumere i lavoratori e incrementare l’organico”.

"Il carico di lavoro degli uffici immigrazione delle questure, già da tempo in sofferenza, si è aggravato con l'arrivo dei rifugiati ucraini – afferma il segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil Daniele Tissone -. Adesso rischiamo un clamoroso stop di tutte le pratiche sul territorio nazionale se non saranno prorogati i contratti in scadenza. Per questo come Silp Cgil sosteniamo la protesta del 21 marzo a Roma dei 1.400 lavoratori”.

Nei giorni scorsi il sindacato di polizia ha interessato il dipartimento della Pubblica sicurezza segnalando l'aggravarsi di alcune situazioni: “A Roma file enormi di cittadini del Bangladesh per le pratiche di protezione – racconta Tissone -, in Sicilia e Sardegna situazione al limite per via degli sbarchi dal Nord Africa, in una questura importante come Ferrara l'attività rischia di fermarsi perché ci sono 16 lavoratori somministrati in scadenza. Non possiamo permetterci altre carenze nella gestione delle numerose e gravose pratiche legate all'immigrazione”.