Il timore di poter perdere il lavoro dopo la fine del blocco forzato dei licenziamenti è in crescita tra gli italiani. La preoccupazione, per alcune fasce della popolazione e in particolare di quella lavoratrice, rasenta una vera e propria paura per un futuro che si fa incerto. Quest’ansia sociale coinvolge un lavoratore su quattro. È uno dei principali risultati dell’ultimo sondaggio (mese di luglio) realizzato dall’Osservatorio Futura per conto della Cgil.

Ovviamente come tutti i fenomeni sociali e le indagini sulla percezione dei problemi, queste risposate non hanno un andamento univoco. Alle domande dei ricercatori dell’Osservatorio (che realizza un sondaggio al mese sulla condizione economica e sociale degli italiani su un campione di popolazione rappresentativo), due terzi dei rispondenti si dicono infatti abbastanza protetti da una possibile ondata di licenziamenti. Ma la preoccupazione è invece molto alta tra gli under 44, i lavoratori residenti nelle regioni del Centro e del Sud e in particolare tra gli operai, quelli che una volta si chiamavano i “colletti blu”. Molto preoccupati però anche i lavoratori del terziario e dei servizi. Ed è una preoccupazione molto diffusa soprattutto tra gli iscritti al sindacato che sono mediamente più informati e coscienti delle dinamiche aziendali.

Se le previsioni e le preoccupazioni per il futuro divergono a seconda della collocazione nel mercato nel lavoro, il sondaggio di luglio registra un giudizio unanime sulla grande funzione di argine alla crisi che hanno svolto durante la pandemia e durante il ritorno alla normalità gli ammortizzatori sociali. Tra i lavoratori e le persone in cerca di occupazione, 6 su 10 ritengono che gli ammortizzatori sociali siano stati (e saranno) utili per scongiurare i licenziamento o per compensarne gli effetti. Solo 1 su 10 tra gli intervistati non dà importanza al sistema degli ammortizzatori sociali.

Gli italiani nutrono comunque serie preoccupazioni per le possibili ricadute economiche e sociali che lo sblocco dei licenziamenti potrebbe causare. Le preoccupazioni maggiori riguardano l’aumento della povertà e della disoccupazione. Anche la fotografia generale della crisi non tranquillizza. A luglio un intervistato su due dichiara di essere ancora in una qualche difficoltà economica. Tra questi, il 4% del campione si dice costretto a fare debiti e un ulteriore 7% è costretto a chiedere supporto alla propria famiglia o agli amici. Il 41% dei rispondenti (quota più bassa dal novembre 2020) riesce invece a destinare al risparmio una quota delle proprie entrate mensili ed il 17% (quota in calo rispetto a giugno) riesce a destinarvi oltre il 10% delle entrate.

Le principali riforme che gli italiani si attendono dal governo Draghi sono quelle del lavoro (tra queste ovviamente gli ammortizzatori sociali e le pensioni) e del fisco. Un po’ più staccate nelle risposte al sondaggio la riforma della giustizia e dell’istruzione, mentre compare per la prima volta una nuova aspettativa rispetto alla rivoluzione green. 

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