Questa mattina la Filt Cgil ha convocato una grande assemblea nazionale di quadri, delegati e attivisti del settore della logistica. Un comparto per noi fondamentale perché pesa per oltre la metà degli iscritti della nostra categoria.

La logistica è un settore fondamentale per un Paese che può contare su scorte piuttosto limitate. Nonostante questa centralità – il comparto vale il 9% del nostro prodotto interno lordo – nel corso degli anni la politica non ha corrisposto la necessaria attenzione. La vicenda del sindacalista del Sì Cobas, Adil Belakhdim, è resa ancora più drammatica dal fatto che a procurarne la morte sia stato un altro lavoratore. Questa è la punta dell'iceberg di una condizione estremamente difficile, soprattutto se si considera che nel corso del tempo si è scelto di fondare la concorrenza sulla riduzione del costo del lavoro.

È necessario costruire un grande Piano nazionale della logistica. Bisogna farlo perché l'Italia soffre di una drammatica carenza di aziende leader: la stragrande maggioranza delle imprese che controllano il mercato sono straniere e quelle nostrane scontano una insostenibile frammentazione. Questo rende il settore incapace di produrre valore aggiunto. L'Italia si sta trasformando in un grande nastro trasportatore manovrato da multinazionali che non producono ricchezza per il Paese. Un presupposto che si riflette negativamente sulle condizioni di lavoro. Quando queste imprese decidono di investire qui, non possono trovarsi di fronte soltanto la singola amministrazione comunale ma devono confrontarsi con un esecutivo  in grado di imporre condizioni di sostenibilità sul piano professionale e del rapporto col territorio

Sono passati 20 anni dagli interventi legislativi più incisivi sul sistema degli appalti, mi riferisco in particolare alla Legge 276 del 2003. Interventi che hanno reso più difficile distinguere tra cooperazione sana e non. È ora di dire che queste norme hanno prodotto un peggioramento delle condizioni di lavoro e anche una minore efficienza del sistema. È tempo di fare un passo indietro: c'è bisogno di reintrodurre regole che rendano l'appalto possibile solo per ragioni organizzative e non squisitamente per ridurre il costo del lavoro o la capacità di intervento del sindacato.

L'assemblea di oggi prende atto anche di una narrazione che è seguita alla morte del sindacalista di origini marocchine e che è profondamente sbagliata. Questa vicenda rende evidente come il sindacato debba investire sulla comunicazione per essere in grado di raccontare meglio il proprio agire. L'appuntamento di oggi – che sarà chiuso dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – è un primo passo per provare a sottolineare i doveri del sindacato confederale, che cosa ha fatto in questi anni e indicare la strada da seguire in una strategia unitaria.

Stefano Malorgio è il segretario generale della Filt Cgil