Fa parte del cosiddetto "quadrilatero padano", assieme a Porto Marghera, Ravenna e Mantova, ed è una delle realtà produttive più importanti del Paese. Il petrolchimico di Ferrara – anzi, è più corretto definirlo ‘polo chimico’, visto che le lavorazioni (polimeri e materie plastiche anche per l’automotive) appartengono unicamente a quel settore – vanta una trentina di imprese, articolate in tre grandi multinazionali (Eni-Versalis, Basell e Yara), cinque-sei imprese metalmeccaniche strutturate e una ventina di piccole aziende, dove vi operano nel complesso 2.100 addetti, suddivisi fra 1.500 dipendenti chimici, 300 metalmeccanici stabili e oltre 300 unità appartenenti al vasto indotto di lavoratori edili, metalmeccanici, addetti al pulimento, alla ristorazione e alla logistica.

“La presenza di tre grandi realtà imprenditoriali che convivono all’interno del polo rende tutto più complicato, a differenza di Marghera, dove c’è una monocommittenza che facilita la discussione”, spiega il segretario generale Fiom Cgil di Ferrara Giovanni Verla: “Da noi è ardua la contrattazione di sito e anche la contrattazione delle fermate per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti. In quest’ ultimo caso, si tratta di un processo che può durare fino a qualche mese, ed è vitale la discussione fra sindacati e imprese, perché, oltre a cambiare l’attività (gli impianti vanno fermati, svuotati, puliti e riavviati), cambiano anche gli orari, mentre il numero di addetti passa da 300 unità fino a punte di 800”.

Le difficoltà aumentano secondo chi fa la manutenzione: “Nelle aziende maggiormente strutturate e con la presenza della Rsu vi è maggior controllo rispetto all'incremento temporaneo del personale nella gestione delle fermate”, precisa il dirigente sindacale, rilevando che nelle aziende metalmeccaniche meno strutturate, invece, la situazione “spesso sfugge di mano, perché per far fronte agli interventi ricorrono al subappalto in forma massiccia, alla somministrazione di manodopera e a volte anche a forme di caporalato. In quest’ultimo caso è quasi impossibile tenere tutto sotto controllo”.

Per tale motivo, fra le battaglie in atto del sindacato, c’è quella di riuscire ad arrivare a un accordo quadro sugli appalti. “Dobbiamo definire regole uguali per tutti negli appalti e nei subappalti, anche in quelle quindici piccole aziende dove non siamo sufficientemente rappresentati a livello sindacale”, specifica l’esponente della Fiom provinciale.

L’intesa dovrebbe riguardare – a detta delle organizzazioni sindacali – tre grandi filoni: l’obbligatorietà della clausola sociale nei cambi d’appalto; la contrattazione certa delle fermate per la manutenzione degli impianti; l’applicazione del contratto nazionale dei metalmeccanici. “La clausola sociale – sottolinea il leader della Fiom ferrarese – riusciamo a contrattarla caso per caso, ma sono più le volte che non arriviamo a un’intesa, perché da noi non ci sono accordi di sito sugli appalti e quindi le imprese non hanno alcun vincolo. La soluzione sarebbe quella di demandare la materia a un terzo soggetto, l’Ifm, il consorzio privato che attualmente gestisce i servizi e la sorveglianza delle tre grandi multinazionali del polo chimico, che potrebbe fare da collante anche sugli appalti”.

Sul secondo punto, la situazione è complessa, anche per via delle lavorazioni effettuate al petrolchimico di Ferrara. “Abbiamo l’impianto per la produzione di ammoniaca più grande d’Europa, una lavorazione particolare e pericolosa, con tutti i rischi che questo comporta sotto il profilo della sicurezza”, sottolinea Verla: “Perciò è indispensabile arrivare a un regolamento generale dove sia specificato il numero di addetti necessari, tutti altamente professionalizzati e specializzati, gli orari di lavoro, evitando il ricorso a straordinari”.

Terza, ma non meno importante, la questione contrattuale: “È sempre presente – argomenta il segretario Fiom Ferrara – il rischio di dumping contrattuale, con le aziende che, pur di risparmiare, minacciano di ricorrere, in caso di lavori di manutenzione, al contratto multiservizi, più penalizzante sotto l’aspetto sia economico sia normativo, cercando di intaccare anche i diritti dei lavoratori”.

Ultima richiesta sindacale, la definizione degli Rls di sito. “Vista la complessità del polo chimico, la pluralità di lavorazioni, la pericolosità degli impianti – conclude Verla -, e in conformità con quanto stabilisce il decreto 81 sulla sicurezza, sarebbe vitale arrivare a una vigilanza costante all’interno delle aziende committenti e in appalto, perché i controlli non sono mai abbastanza e la prevenzione è la ricetta giusta per scongiurare possibili incidenti sul lavoro”.