Capi che pretendono dai lavoratori una sottomissione totale e gli rivolgono parole indescrivibili. Gli urlano contro fino a farli piangere. Li spogliano di ogni dignità, rimproverandoli davanti ai colleghi. Gli mandano lettere di richiamo strumentali.

Succede anche questo, secondo le testimonianze dei dipendenti, alla Zilmet, un’azienda metalmeccanica leader nella produzione di vasi d’espansione, autoclavi a membrane e scambiatori di calore che ha alcuni stabilimenti a Limena e Bagnoli di Sopra, in provincia di Padova.

Da tempo – è l‘accusa della Fiom – le relazioni sindacali sono state interrotte, gli accordi firmati non vengono rispettati dal gruppo, che nega gli spazi per le assemblee dei lavoratori, si esprime con comunicazioni unilaterali e ha un atteggiamento coercitivo e intimidatorio nei confronti dei dipendenti. Tra le cose che non vanno secondo i lavoratori c’è persino la carenza di igiene. Proprio in questo periodo di emergenza sanitaria. La pandemia in quest’azienda sembra non esistere, a quello che racconta chi ci lavora: i vertici, infatti, hanno deciso di non comunicare, per quasi un anno, i dati di contagio, "arrivando addirittura ad avvertire, a riunione già iniziata, le Rsu della Fiom a Limena dello svolgimento dell’incontro del comitato Covid, nonostante le richieste reiterate di aggiornamento sulla situazione generale dell’azienda in merito al numero di lavoratori in malattia o in quarantena". 

Ma ancora non basta. Il sindacato denuncia un’assenza totale di rispetto verso le lavoratrici e i lavoratori e annovera episodi in cui i capi hanno usato violenza verbale nei confronti dei sottoposti. In più, si legge nella nota della Fiom, l’organizzazione del lavoro sottovaluta la pesantezza dei carichi e non tiene conto delle limitazioni fisiche di alcuni addetti né dell’insorgenza di diverse malattie professionali riconosciute.

Una situazione pesantissima, esplosa ieri, vigilia del Primo Maggio, in uno sciopero di 8 ore accompagnato da un lungo presidio in mattinata.

“Come lavoratori meritiamo rispetto – ha dichiarato Katia Masiero, Rsu dello stabilimento di Bagnoli –  l’azienda ha sottoscritto un contratto integrativo che noi riteniamo un buon contratto ma che non dev’essere disatteso e ogni sua parte deve necessariamente essere garantita. L’azienda parla da tempo di assunzioni, ma invece continua ad utilizzare manodopera interinale, senza preoccuparsi di fare loro contratti a tempo indeterminato. Noi siamo risorse umane e non numeri e meritiamo di essere trattati come tali. Un tempo l’azienda ci chiamava preziosissime maestranze e preziosissimi collaboratori… noi sappiamo di esserlo e il nostro ruolo non può e non deve essere minimizzato e dev’essere rispettata la nostra dignità di persone e di lavoratori.”

“Siamo qui perché i lavoratori sono allo stremo e meritano risposte” ha detto, durante il presidio, Anna Zanoni della Fiom Cgil di Padova (qui sotto intervistata da Sara Quartarella).