Nell'ambito dello stato di agitazione permanente, dichiarato lo scorso 12 febbraio, Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Allca-Cub di Como proclamano uno sciopero di otto ore alla Henkel di Lomazzo per l'intera giornata di giovedì 8 aprile, con le seguenti modalità: inizio sciopero alle 22 di mercoledì 7 aprile e termine alle 22 dell'8. Inoltre, dalle 10 alle 13 si terrà un presidio e una manifestazione di fronte allo stabilimento.

Secondo le sigle di categoria, "la mobilitazione si è resa indispensabile di fronte al comportamento del gruppo, che intende chiudere l'impianto in questione, malgrado gli ottimi risultati economici ottenuti. In particolare, il cospicuo aumento di fatturato fra il +4,5 e il 5,5%, addirittura superiore alle previsioni, trainato da forti innovazioni e dall'incremento della domanda di prodotti per l'igiene, legati proprio alla pandemia. In particolare, lo stabilimento di Lomazzo ha un costo per unità di prodotto assolutamente competitivo ed efficiente".

Ma allora perchè Henkel vuole chiuderlo, dichiarando che i volumi di produzione della detergenza sono in lenta e continua decrescita? "Assolutamente vero - rispondono i sindacati -, però ciò è dovuto alla sostenibilità ambientale, cui Lomazzo ha sempre contribuito e all'attenzione verso l'uso dell'acqua, bene comune. Infatti, i detersivi sono sempre più concentrati, comportando una diminuzione dei volumi, con ricadute sul fatturato e sulla profittabilità". 

Peraltro, continuano le organizzazioni provinciali dei lavoratori, "anche i dipendenti sono costantemente diminuiti, per effetto die pensionati non sostituiti, cosicchè l'organico è sceso da 101 addetti di due anni fa agli attuali 79. In totale, sono 160 le persone coinvolte, fra dipendenti diretti e indotto ."Da un'azienda come Henkel, ribadiscono i sindacati, che in Italia ha costruito le sue fortune a partire dal primo impianto proprio di Lomazzo nel 1933, ci si dovrebbe aspettare, a fronte del calo dei volumi, un investimento su nuovi prodotti, una riorganizzazione della capacità produttiva, una ricerca di partner industriali, o in subordine, l'individuazione di un acquirente". 

Invece, proseguono i sindacati, "la proprietà è sorda a qualsiasi istanza o interlocuzione, irresponsabile a ogni responsabilità sociale, ed erige un muro a difesa della sua scelta. Contro ogni norma di civismo europeo, rifiuta il confronto con il sindacato, e si permette di fare uno sberleffo alla Regione Lombardia. Ma non ci arrendiamo e la nostra lotta è destinata a continuare: il muro di Berlino l'hanno tirato giù i tedeschi, il muro di Dusseldorf dovremo tirarlo giù noi, grazie alle lavoratrici e ai lavoratori e con l'ausilio delle forze politiche e istituzionali".