“Nella vicenda che vede la Fondazione Don Gnocchi coinvolta come una delle Rsa in cui il Covid ha mietuto troppe vittime tra gli ospiti, un colpevole è stato trovato: è uno dei lavoratori della Cooperativa Ampast che oggi è stato licenziato! Forse la colpa del lavoratore è quella di essere tra i primi a denunciare le troppe morti all’interno della struttura”. Fp Cgil – Cisl Fp – Uil Fpl Milano già avevano indetto, nelle scorse settimane, lo stato di agitazione all’Istituto Palazzolo Don Gnocchi, per le intimidazioni subite dai lavoratori che si erano esposti a segnalare la situazione nella Rsa colpita dal coronavirus. Ma oggi aggiungono all’indignazione rabbia e sconcerto. “Sono in tanti, anche tra i lavoratori, ad aver contratto il virus; e anche le indagini per la verifica di comportamenti dolosi o per procedure non idonee sono ancora in corso. Ingiustificata tutta questa fretta e inammissibile questa decisione, soprattutto se arrivano da una realtà come quella della Fondazione Don Gnocchi”, dichiarano.

L’Istituto Palazzolo è tra gli enti sotto le lenti della Magistratura per le denunce partite proprio da alcuni lavoratori. “Questa è la prima lettera di licenziamento a un lavoratore, un operatore socio sanitario della Ampast, da cui dipendono i circa 700 addetti in servizio alla residenza sanitaria assistenziale. La motivazione della cooperativa è che l’oss sarebbe stato delatore con gli organi della stampa. Gli altri lavoratori sono sotto procedimento disciplinare – 18 sono le denunce in Procura – e nella lettera sanzionatoria è stato loro preannunciato il trasferimento in altri centri della Don Gnocchi” racconta Isa Guarneri, segretaria Fp Cgil Milano.

Cosa pensate di fare? “Lo stato di agitazione permane. Le misure restrittive in questa fase limitano le azioni di protesta. Ma stiamo valutando con attenzione ogni possibilità. Peraltro – aggiunge Guarneri – il fatto si allaccia a un tema che ci è caro come Fp Cgil, quello della legalità e trasparenza nelle pubbliche amministrazioni e per cui i dipendenti che scelgono di agire il ‘whistleblowing’, di denunciare irregolarità e disfunzioni, vanno protetti non licenziati”.