(Rassegna.it, 23 marzo 2002)

Le prime parole di Cofferati sono per Marco Biagi: "un uomo di cultura al servizio dello Stato". Ricordando il professore assassinato dalle Br il segretario generale ha aperto il proprio comizio al Circo Massimo, davanti a una "platea" di cui non si vedeva la fine. "La follia del terrorista - avverte Cofferati - cerca sempre la componente simbolica" e sotto il profilo simbolico questo è stato un "attacco alle politiche di coesione".

Questa è "una novità terribile" nella strategia del terrorismo: "si vuole intimidire chi svolge una preziosa funzione sociale". Perciò sconfiggere il terrorismo "è compito di tutti i democratici". Ma, prosegue Cofferati, "non deve sfuggire a nessuno l'altra novità della follia terroristica: l'omicidio è stato consumato mentre cresceva la mobilitazione dei cittadini a sostegno delle loro vitali esigenze, mentre cresceva un movimento vasto e determinato secondo la prassi democratica. Agli inquirenti e alle forze dell'ordine, il compito di catturare i criminali - ha aggiunto - fare luce sulle tante zone d'ombra, sul perché è stata lasciata sola una persona minacciata: da parte nostra, una risposta democratica". Ed è proprio ricordando la tradizione di lotte contro il terrorismo che caratterizza la storia della Cgil che il suo segretario generale difende la confederazione e il movimento sindacale dalle accuse di contiguità fatte da esponenti del governo e della maggioranza. "Chi ci accusa di essere componente di questo clima di odio ci offende - tuona Cofferati mentre la folla lo applaude -, offende la nostra storia e l'intelligenza dei cittadini italiani. La storia di uomini e donne che hanno lottato a viso aperto contro il terrorismo, sempre". "Guardino queste piazze coloro che hanno sollevato non critiche di merito ma giudizi ingiuriosi verso di noi".

La Cgil, chiarisce Cofferati, risponderà al clima di tensione che ha preso il paese "facendo scelte responsabili", difendendo il lavoro dei magistrati e delle forze dell'ordine, tornando in piazza con Cisl e Uil mercoledì prossimo. Questa, ammette Cofferati, "non è più una giornata di festa". "Abbiamo mutato i nostri obiettivi, abbiamo messo al centro la lotta al terrorismo, per la democrazia, e lo dimostriamo con la compostezza, la fermezza e la serenità di tutti voi". Eppure quegli obiettivi iniziali restano tutti: resta l'opposizione della Cgil a qualsiasi modifica dell'articolo 18 e dei diritti dei lavoratori da parte del governo. E Cofferati lo dice chiaramente: per il confronto col governo "occorre una condizione di partenza: può iniziare solo se vengono stralciate le norme che cancellano i diritti legati all'articolo 18". Se il governo non toglierà quelle misure dalla legge delega, il confronto non ci sarà. "Il nostro obiettivo - spiega Cofferati - è un accordo che sia positivo per le persone che rappresentiamo. Con questo spirito ci presentiamo ai tavoli". Ma se ai tavoli non ci sono le condizioni per l'accordo, allora il sindacato non ha paura di "rispondere con la lotta" né ha paura di "ricorrere allo sciopero generale". Sul lavoro - prosegue Cofferati - le politiche del governo sono "inefficaci". Sono politiche che allontanano l'Italia dal modello sociale europeo, che dimenticano del tutto il Mezzogiorno, che non fanno nulla per la qualità, la competitività e l'innovazione ma puntano solo sulla riduzione dei costi. Di fronte a tutto ciò il sindacato si batte per "l'estensione dei diritti ai ragazzi e alle ragazze", ai nuovi lavoratori, per una "riforma degli ammortizzatori sociali e delle tutele", per un "sistema universale dei diritti" che valga anche per gli immigrati.

Ma - chiede Cofferati - "è credibile un sindacato che si batte per questi nuovi diritti e intanto accetta l'idea di togliere i diritti conquistati?" "No - è la risposta -, non è credibile". "Non si può pensare di dare ai giovani, come noi riteniamo sia indispensabile, dei diritti universali e nel contempo accettare l'idea di toglierli ai padri. Perciò l'articolo 18 non deve essere toccato: è nell'interesse tanto dei "padri" quanto dei "figli". "Sappiamo - dice Cofferati riferendosi al governo - che la loro intenzione è subdola. Quello che prospettano è un patto neo corporativo. Chiedono consenso a chi è garantito a discapito di chi non lo è. Ci sono note le proposte che il Governo ha affacciato, anche a proposito della modifica dell'articolo 18. Non ci è sfuggito nulla, neanche gli aspetti subdoli e maliziosi. Sappiamo benissimo che quel provvedimento agisce in parte sulle persone che hanno già un'occupazione e un sistema di diritti consolidato e agisce in maniera ancor più rilevante su coloro che vorrebbero avere dei diritti e oggi ne sono privi, oppure su quelli che entreranno successivamente nel mercato del lavoro".

A chi "affaccia l'idea" che con l'articolo 18 si voglia agire per rendere possibile un lavoro per i giovani "noi rispondiamo così: non c'è nessun rapporto, non c'è mai stato, tra la possibilità per un'impresa di licenziare senza una ragione e la possibilità per la stessa impresa di assumere delle persone". "Ma noi - spiega Cofferati - siamo diversi da loro. Noi siamo figli della solidarietà". La solidarietà dei padri che trasmettono ai figli le proprie conquiste: è questo il valore che il sindacato oppone alla "filantropia" e al "capitalismo compassionevole" di cui sono intrisi governo e maggioranza. Le ultime parole di Cofferati sono per i cittadini presenti alla manifestazione, per i simpatizzanti accorsi anche se non sono parte integrante dell'universo Cgil. "La vostra presenza è straordinaria", commenta Cofferati, e poi lancia un primo appello agli intellettuali: "non preoccupatevi se vi aggrediscono, rispondente con fermezza"; e un secondo appello ai giovani new global presenti alla manifestazione: "contuinuate a rappresentare le vostre idee, non fatevi intimidire. Ma non lasciatevi affascinare dall'idea di autorappresentarvi politicamente. Stimolate i partiti, spingeteli a guardare a voi". Alla fine dell'intervento i manifestanti hanno applaudito per cinque minuti.

L'intervento integrale di Cofferati

LA GIORNATA
Roma invasa dal popolo dei diritti
Tre milioni di persone: è questo il numero dei partecipanti alla manifestazione di Roma secondo la Cgil. Una cifra impressionante, tre volte il milione di manifestanti previsto dalla confederazione (che era già un numero notevole). ."Quando la questura - ha spiegato il responsabile organizzativo della confederazione Carlo Ghezzi - potrà vedere le nostre fotografie dagli elicotteri allora saremo pronti a fare congiuntamente le stime. Così vedremo chi ha le valutazioni più giuste e chi il metrocorto". Ghezzi si riferisce alle stime sui partecipanti fornite dalla Questura, che ha calcolato non più di 700 mila persone.

Ghezzi ha quindi spiegato che "determinante nel superare anche le più rosee previsioni è stato il fenomeno del 'fai da te' sviluppatosi negli ultimi giorni, quando c'è stata un'impennata di richieste di partecipazione e non siamo più stati in grado di farvi fronte. Per cui - ha aggiunto - a tutte le persone giunte con i nostri pullman e con i nostri treni, vanno aggiunte quelle arrivate a Roma con i propri mezzi e poi - ha spiegato ancora Ghezzi - le decine di migliaia di cittadini portati in piazza da tutte le associazioni che hanno aderito alla nostra manifestazione: 50 mila l'Arci e altrettanti il Social Forum. Infine - ha concluso - non si può sottovalutare la straordinaria partecipazione di lavoratori, cittadini, pensionati e studenti delal capitale. Veramente non ce l'aspettavamo".

Molte piazze di Roma sono state invase dalle persone che non hanno trovato posto al Circo Massimo. E, subito dopo la fine del discorso di Cofferati, i manifestanti hanno cominciato a defluire lungo tutte le vie centrali della Capitale. Piazza Venezia si è riempita di bandiere rosse.

La mattina
Il Circo Massimo si è già quasi del tutto riempito. I sei cortei sono partiti in anticipo, tanta era la gente: già verso le otto e mezzo. Un corteo, quello che veniva da Piazzale dei Partigiani, ha dovuto addirittura cambiare percorso per non intralciare la marcia di quelli che venivano dal Foro Italico. Le strade di Roma sono piene di lavoratori, di giovani, di donne e pensionati.

Molte bandiere rosse della Cgil sono listate a lutto per la morte di Marco Biagi. Ma accanto alle bandiere, ai berretti e agli striscioni del popolo portato nella Capitale dalla Cgil ci sono anche i fiori. I manifestanti della Basilicata e della Campania, infatti, sfilano con migliaia di rose rosse, a simboleggiare i diritti dei cittadini, e coi garofani rossi a rappresentare i diritti dei lavoratori. Pochi gli striscioni contro il governo. Dice un sindacalista: "Dopo l'attentato al professor Biagi li abbiamo lasciati a casa". Tra le delegazioni della Basilicata, ce n'è una di ultrasettantenni tra cui alcune donne oltre gli 80 protagoniste delle lotte bracciantili nella loro regione. 

Alle 9.30 la testa del corteo partito da piazzale dei Partigiani è arrivata al Circo Massimo quando ancora la coda doveva partire e migliaia di manifestanti continuano a scendere dai treni. Durante il breve percorso sono stati pochissimi gli slogan urlati ma su tutti uno ha prevalso: "L'articolo 18 non si tocca". A far da sottofondo al corteo sono stati tamburi, campanacci e fischietti. E' stato un corteo serio che poco ha concesso alla goliardia. I manifestanti, quasi tutti muniti di bandiere, provengono dalla Lombardia, dall'Emilia Romagna e dalla Sardegna. Finora sono dieci i treni giunti nella stazione Ostiense ed altri se ne attendono per la mattinata. 

Sergio Cofferati è già arrivato al Circo Massimo, dove alle 13.00 circa terrà il suo comizio.  "Avevamo la certezza che sarebbe stato così", ha detto riferendosi alla partecipazione imponente alla manifestazione. "La presenza di tanta gente l'avevamo riscontrata nelle riunioni preparatorie". Di fronte ad un'area già gremita alle 10,20 del mattino, quando ancora stanno giungendo i sei cortei provenienti da varie zone della capitale, Cofferati ha colto con soddisfazione in colpo d'occhio del Circo  Massimo. "Per lottare contro il terrorismo che rialza la testa, e per difendere la democrazia - ha detto Cofferati - si impone l'esigenza di far rispettare i nostri diritti".

A una domanda sul possibile esito del prossimo incontro col governo, previsto per martedì prossimo, Cofferati ha risposto: "Non lo so. Non dipende da noi. La nostra posizione è nota da tempo, è indispensabile lo stralcio. Se ciò avverrà riprenderemo il confronto".