È stato siglato nel tardo pomeriggio di mercoledì 26 giugno l’accordo tra le organizzazioni sindacali e l’amministrazione di Roma Capitale per il settore degli assistenti sociali. Con l’intesa viene definitivamente revocato lo stato di agitazione del settore. “Si tratta di un accordo di enorme rilevanza, con cui per la prima volta si affronta e si riconosce il ruolo professionale degli assistenti sociali svolto all’interno delle strutture territoriali dei municipi e del Dipartimento politiche sociali”, commenta Marco d'Emilia, Fp Cgil di Roma e Lazio. “Per la prima volta – aggiunge – viene delineato l’ambito di intervento degli assistenti sociali e approvato un piano assunzionale che consentirà di rinforzare gli organici, una delle più gravi criticità da noi denunciate”. 

Nell’accordo si prevede l’assunzione straordinaria di 170 assistenti sociali (di cui 12 a tempo indeterminato), oltre a 10 funzionari amministrativi, 3 funzionari economici, 25 istruttori amministrativi e 2 istruttori economici, tutti destinati al settore socio assistenziale. Si definiscono inoltre tempi e modalità certe per affrontare costruttivamente le tante problematiche che vivono quotidianamente gli assistenti sociali nello svolgimento delle attività. 

“Con la crisi economica, il fenomeno migratorio, la precarizzazione del lavoro e l’emergere di nuove povertà, i bisogni e le richieste da parte dei cittadini sono aumentati, e con essi gli interventi di natura socio assistenziale che il Comune di Roma, come ogni ente locale, è chiamato a garantire. L’accordo è un passo avanti che finalmente dà risposta e voce a una figura professionale essenziale, per una funzione delicata e fondamentale come quella dei servizi sociali, in cui rientra una complessa gamma di servizi e prestazioni che richiedono interventi e competenze specifiche”, continua il segretario della Funzione pubblica Cgil Roma e Lazio.

“L’attenzione che la nostra Federazione ha posto per la tutela e il confronto con gli assistenti sociali, sia a livello locale che nazionale, deriva dall’importanza e dalla centralità riconosciute al sistema del welfare e dalla necessità di garantire professionalità e competenze per migliorare l’erogazione dei servizi alla cittadinanza, proprio dove ce n’è più bisogno e dove maggiori – e sempre crescenti – sono le fragilità. È in questo percorso che si colloca e acquisisce maggiore valore l’accordo di oggi”, conclude.