“In Calabria il settore delle telecomunicazioni vive una crisi drammatica, con la perdita di circa 1.000 posti di lavoro negli ultimi quattro mesi”. A lanciare l'allarme sono Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil regionali, nel corso di un incontro che si è tenuto oggi (lunedì 11 marzo) a Catanzaro. “In Calabria – spiegano i sindacati – per effetto del costo della vita, dell'alto tasso di disoccupazione, della scolarizzazione elevata e di una mostruosità di incentivi pubblici dal 2006 a oggi è esploso il settore dei call center. L'assenza di regole nella gestione degli appalti, la rivisitazione digitale e la delocalizzazione all'estero, indirizzata dai committenti verso paesi dove la manodopera costa meno, ha comportato un elevato calo dei posti di lavoro”.

Per il segretario generale della Slc Cgil calabrese Daniele Carchidi “adesso è necessario mettere in sicurezza il comparto delle telecomunicazioni. Non basta più la contrattazione, oggi servono interventi concreti dello Stato e un'attenzione particolare del governo nazionale e della politica per nuovi e strutturali provvedimenti normativi”. Carchidi ha poi così concluso: “La nostra posizione è in linea con quanto prevede il cosiddetto ‘decreto dignità’ perché ha limitato la precarietà, ma in passato abbiamo contestato un suo limite che oggi purtroppo si sta rivelando in tutta la sua portata negativa, cioè quello di essere stata una misura inserita e applicata di colpo, senza alcuna gradualità, com'era invece auspicabile, e questo ha impedito la stabilizzazione dei posti di lavoro in Calabria. Oggi il problema è drammaticamente superato, perché in difficoltà non sono più solo i lavoratori a tempo, ma anche quelli a tempo indeterminato”.