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“Negli ultimi 15 anni la Sicilia ha visto crescere in modo costante l'emigrazione universitaria. Oggi un giovane su tre lascia l'isola per iscriversi a un ateneo del Centro o del Nord Italia e solo uno su quattro di chi si laurea altrove rientra in Sicilia per lavorare. È importante creare le condizioni per una inversione di tendenza, perché chi nasce o vive in Sicilia abbia la possibilità reale di restare a studiare nell’isola”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, presente oggi e domani (18-19 agosto) all’iniziativa “Questa è la mia terra e io la difendo”, la terza edizione del Festival per il diritto a restare, che quest’anno è stato concepito dai soggetti promotori come un laboratorio, uno spazio collettivo di lavoro, per immaginare, discutere, progettare, con l’obiettivo di cambiare le cose.
Le conseguenze economiche
Mannino rileva che “partire da una sfida specifica, quale la migrazione degli studenti, è un buon punto di inizio, perché attraverso di essa si possono affrontare vaste problematiche: dal lavoro ai servizi, dal problema della casa alle questioni della mobilità interna e della sanità. La migrazione universitaria – sottolinea il segretario della Cgil – ha un forte impatto economico: il Mezzogiorno perde oltre 3 miliardi di euro l'anno tra spese sostenute dalle famiglie e ricchezza non prodotta nei territori di origine. Per la sola Sicilia, la cifra supera i 500 milioni di euro ogni anno. Con meno studenti e meno laureati – prosegue – anche le università siciliane perdono attrattività, innescando un circolo vizioso che spinge altri a partire, depauperando la nostra terra delle sue energie migliori”.
Il ruolo della Cgil
Sottolinea Mannino: “Come Cgil partecipiamo e appoggiamo con le nostre politiche e azioni rivendicative l’iniziativa meritoria di giovani che in questi anni continuano a raccontare e denunciare le cause dello spopolamento e dell'emigrazione giovanile per i tanti problemi che affliggono la Sicilia. Si tratta di un movimento sempre più diffuso – aggiunge – composto da una generazione che non si rassegna e che vuole cambiare davvero questa terra e che quest'anno vuole fare un salto di qualità passando dalla denuncia alla proposta, all’elaborazione di azioni concrete e condivise. La politica non può restare sorda alle sollecitazioni e alle richieste che vengono dal mondo giovanile”.