“Nel pieno rispetto delle modalità che ogni partito, ogni movimento e ogni organizzazione sceglie per sé, è sicuramente discutibile e paradossale” che il voto sulla piattaforma Rousseau sulla nuova alleanza di governo avvenga “a valle e non a monte” di alcune decisioni politiche. “Da giorni stiamo assistendo a un lavoro sofferto e complicato tra due formazioni che cercano di dare vita a una compagine governativa e si chiede solo oggi, a pochi metri dal traguardo, se questo lavoro si può portare a termine oppure no”. Lo afferma Franco Martini, presidente del comitato direttivo della Cgil, ai microfoni di RadioArticolo1.

“Pensare che oggi il destino dell'Italia, comunque la si veda, sia in mano a 80-90 mila clic è una cosa che fa impressione – aggiunge – e che inquieta non poco, credo sia giunto il momento per i partiti di rivitalizzare la forza della democrazia rappresentativa”. In questa diatriba, ricorda Martini, “la Cgil è uno dei soggetti che vive la partecipazione attraverso la democrazia rappresentativa. Il comitato direttivo, così come l'assemblea generale della Cgil, sono entrambi formati non da singoli individui che passano lì per caso o che hanno aderito per esigenze proprie, ma in virtù della rappresentanza di un luogo, di un territorio, di una realtà. Secondo uno schema piramidale, ciascuno si fa interprete dell'orientamento di tante altre persone".

"Se poi – osserva l'esponente della Cgil – dovessero inibirsi i rapporti fra il rappresentante e i rappresentati, è chiaro che ne soffrirebbe anche la democrazia rappresentativa ed è questo uno dei temi sui quali si discute di più. Però, in ogni caso, una decisione della Cgil, o di qualsiasi altra organizzazione che vive nella dimensione della democrazia rappresentativa, per quanti limiti e difetti possa avere, rappresenta senza ombra di dubbio una realtà largamente più rappresentativa” rispetto alla democrazia diretta.

“Certo – conclude Martini – la democrazia rappresentativa è molto più faticosa, perché è sicuramente più facile e comodo governare attraverso un pulsante. Ma la nostra concezione è diversa e si fonda anche sul ruolo della militanza sindacale. Penso per esempio alle assemblee sindacali, che da questo punto di vista sono una risorsa in più: se io decido di parlare e di confrontarmi non solo con i miei associati, ma allargo i confini della discussione, è del tutto evidente che aggiungo qualcosa, si formano opinioni, ci si misura con un'altra idea che magari non è coincidente e alla fine si cambia il proprio punto di vista. Se invece il rapporto con la politica si esaurisce in un clic, vuol dire che non si conosce l’altro e non c’è mai un confronto utile”.