“In Italia i servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico sono un tema del tutto secondario, insieme al Mezzogiorno e ai finanziamenti ad oggi insufficienti”. Inizia così, in modo più che eloquente, la presentazione del rapporto di Legambiente Pendolaria, che illustra perché spesso gli spostamenti diventano un’odissea per chi quotidianamente si sposta per lavoro e studio.

Il quadro è quello di un Paese “caratterizzato da nodi irrisolti tra ritardi, convogli vecchi e lenti, e un divario sempre più forte tra Nord e Sud su qualità e quantità del trasporto su ferro”, con un numero dei viaggiatori che torna a salire, mentre “il governo Meloni risponde con tagli e rimodulazioni”, e una legge di bilancio nella quale, “per la prima volta dal 2017 non sono stati neanche previsti fondi per il trasporto rapido di massa (metro, tramvie e filovie), così come per la ciclabilità e la mobilità dolce”.

Dalla Filt Cgil nazionale Francesco Donini, del dipartimento mobilità, sottolinea come la situazione infrastrutturale del nostro Paese non “sia al passo con le esigenze dei pendolari, lavoratori e studenti, non rispondendo inoltre alle esigenza di sicurezza, così come non rispondono ad alcuna esigenza i finanziamenti”. Le carenze riguardano “il rinnovo delle flotte, sebbene in corso, le infrastrutture che consentano una velocità più elevata dei mezzi, il ripristino delle linee interrotte”.

Inoltre rimane il problema dell’elevato numero di passaggi a livello, dove continuano a verificarsi incidenti mortali che coinvolgono anche i lavoratori del sistema ferroviario (i più recenti in Calabria e Sicilia), mentre “sopraelevate e sottopassi risolverebbero i problemi”. 

Mezzogiorno dimenticato, a parte il Ponte

Il rapporto certifica che al Sud i treni sono più vecchi, l’età media dei convogli è di 18,1 anni contro i 14,6 del Nord. Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni. Compaiono tra le peggiori linee italiane: le ex circumvesuviane, la Catania-Caltagirone-Gela, la Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, l’adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari. C’è poi la piaga delle sospensioni e delle chiusure e qui si va dalla linea Palermo-Trapani via Milo alla Caltagirone-Gela, alle linee a scartamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi.

Le linee siciliane sono quasi tutte a binario unico, meno della metà elettrificate e con tempi di percorrenza “imbarazzanti” e spesso prevedono numerosi cambi per i viaggiatori. Anche da qui l’assurdità di un governo che “fa ruotare sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina il dibattito pubblico e le risorse economiche per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno, con una spesa complessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro. Un’opera definita più volte da Legambiente inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico”.

Anche il sindacato è in campo per abbattere il divario tra le diverse aree del Paese: “Quello che serve è un ragionamento di sistema, un piano industriale per il trasporto”, afferma Donini, preoccupato che l’autonomia differenziata che il governo vuole portare a compimento possa peggiorare la situazione esistente. “Ogni regione deve rapportarsi con quelle limitrofe ed è necessario sapere che tutto è legato al tema delle risorse economiche e degli investimenti, anche per rimanere al passo con il resto dell’Europa”. 

Legambiente non manca di idee e avanza la proposta di potenziare delle linee ferroviarie al Sud con “nuovi treni, di puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra, di migliorare il trasporto via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici”.

Ma anche il Nord ha i suoi problemi

Tornando alle 12 linee ferroviarie peggiori, oltre alle quattro del Meridione, ci sono anche: la Roma-Lido, la Roma Nord, la Milano-Mortara, la Genova-Acqui-Asti (che vede ancora 46 km di binario unico sui 63 totali), la Verona-Rovigo, la Ravenna-Bologna, la Pinerolo-Torino (la linea piemontese con il maggior numero di utenti all’anno, ma anche quella che registra ritardi e soppressioni a livello di servizio ferroviario metropolitano) e il suo proseguimento Pinerolo-Torre Pellice; la Grosseto-Siena dove permangono ancora rallentamenti e disagi per i viaggiatori.

Il futuro

Per Legambiente se davvero l’Italia vuole rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, saranno necessari 500 milioni l’anno fino al 2030 per rafforzare il servizio ferroviario regionale con l’acquisto e il revamping dei treni; 200 milioni l’anno per migliorare il servizio Intercity o l’aumento di almeno un miliardo del Fondo nazionale trasporti. Le risorse si possono recuperare dai sussidi alle fonti fossili e inquinanti, oltre che ripensando a progetti stradali e autostradali dannosi per l’ambiente e per l’economia.

Il rapporto parla inoltre di beffa per i tagli al Pnrr, spiegando che nel 2023 il Piano è stato rimodulato. I 620 milioni per velocizzare il corridoio Roma-Pescara sono stati bloccati dalle lungaggini dell’iter amministrativo; l’intervento sul segnalamento ferroviario del sistema di sicurezza per le ferrovie di ultima generazione è saltato; la Palermo-Catania non sarebbe rientrata in tempo per il completamento degli interventi nel 2026 ed è stata quindi rimodulata. Ridotti di un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto.

Buone notizie

La prima arriva dalla linea Bari-Bitritto, un progetto che risale al 1986 e l’inizio dei lavori al 1989. “L’affidamento del servizio ferroviario, benché in ritardo rispetto all’inaugurazione prevista per settembre 2023, è avvenuto ma scadenzato. Continua poi il trend di ripresa del numero dei viaggiatori al giorno, anche se per il 2022, dai dati raccolti su base regionale, siamo ancora a circa il 25% in meno rispetto al 2019”. Per il 2023 Trenitalia ha dichiarato un incremento generale, sebbene differenziato a seconda delle diverse tipologie di trasporto. Continua anche il piano di elettrificazioni di Rfi.

Buone pratiche, infine, da Trentino-Alto Adige, Piemonte, Emilia-Romagna e Basilicata. “Si va ad esempio dall’Alto Adige Pass alla riapertura delle linee Casale-Mortara e Asti-Alba, della nuova stazione Ferrovie Appulo Lucane ad Avigliano (PZ) per arrivare al progetto ‘Mi muovo in Emilia-Romagna’ con biglietti e abbonamenti a integrazione tariffaria su scala regionale”.