“Ha ribaltato il modo tradizionale di fare ricerca statistica ed è stato tra i primi studiosi a intuire la centralità del problema dell’insicurezza sociale che continua ad attanagliarci anche oggi e della necessità di creare nuovi paradigmi per la transizione ecosostenibile”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, partecipando a un importante convegno organizzato la scorsa settimana dall’Università La Sapienza di Roma in ricordo del professor Giovanni Sgritta a un anno dalla scomparsa.

Quello del ministro Giovannini – che ha parlato di Sgritta come uno dei suoi maestri – è stato solo uno degli interventi di un seminario di due giorni in ricordo di uno studioso che ha avuto un’influenza diretta sulla ricerca statistica e sociologica italiana ed europea. Sgritta ha infatti studiato i principali temi sociali che caratterizzano il nostro tempo: dai problemi dell’infanzia a quelli dell’invecchiamento e della sostenibilità sociale ed economica delle nuove questioni relative al welfare. Ma lo ha fatto introducendo di volta in volta anche un “metodo” diverso nella lettura della montagna di dati statistici che descrivono i fenomeni. Il ministro Giovannini ha ricordato per esempio che la lezione di Sgritta è stata fondamentale anche nell’impostazione del Rapporto Annuale dell’Istat, che dal 1993 racconta i cambiamenti del Paese.

“Nei nostri rapporti – ha spiegato Giovannini – non vogliamo proporre al lettore una serie di tabelle asettiche. Conta soprattutto la lettura dei dati e quindi ciò che i ricercatori e gli studiosi hanno capito”. E non si tratta solo della “filosofia della statistica”. Il contributo di Sgritta è stato costante e sempre sui punti caldi delle questioni sociali. Un altro esempio dell’importanza del lavoro dello studioso riguarda per esempio le prime elaborazione di quello che sarebbe diventato il “Reddito di cittadinanza”. “Noi – ha ricordato Giovannini citando le discussioni con Sgritta – non volevamo chiamarlo Reddito. Preferivamo il termine sostegno, anche per la finalità principale di spingere i soggetti meno fortunati verso il reddito da lavoro vero e proprio”.

La valenza “rivoluzionaria” della ricerca di Giovanni Sgritta si è manifestata in vari campi del sapere scientifico e delle politiche sociali. “Fin dai primi anni Ottanta – scrive la professoressa Fiorenza Deriu che ha coordinato l’evento di Roma - Sgritta riflette sulla condizione dell’infanzia, proponendo la necessità di un rovesciamento nell’approccio al suo studio: dal bambino, soggetto sociale fragile e vulnerabile, consegnato alla riflessione della psicologia e della pedagogia, perché concepito come attore incompiuto, da formare, crescere e proteggere, all’infanzia, categoria sociale, componente permanente e strutturale della società, attraversata da disuguaglianze e disparità, sulle quali il Nostro non ha mai mancato di sviluppare una severa analisi in termini di policy”. Dai bambini ai vecchi e viceversa.

“Sfuggendo a interpretazioni riduttive e oppositive tra giovani e anziani – scrive ancora Fiorenza Deriu - Sgritta esprime una severa valutazione delle scelte fatte dalle generazioni passate a tutela dei diritti acquisiti, il cui costo è andato a riversarsi sulle generazioni più giovani; evidenzia come proprio su di esse si sia scaricato il debito accumulato da un sistema previdenziale non sostenibile nel lungo termine, alla luce dei processi di invecchiamento della popolazione già annunciati negli anni Settanta nel loro possibile epilogo da autorevoli demografi come Antonio Golini. La sua analisi assai acuta delle istituzioni famigliari e delle politiche di welfare va di pari passo con la costante attenzione ai temi della povertà e delle disuguaglianze economiche e sociali. 

L’altro tema centrale nella ricerca di Sgritta sono stati i processi di precarizzazione del lavoro e della condizione sociale in generale. Ricordiamo per esempio uno dei suoi lavori più recenti. Un numero monografico della Rivista delle politiche sociali curato con Ugo Ascoli (giugno 2020): “Logoramento dei legami sociali e solidarietà di base”. È stata quella l’ultima fatica scientifica del professore con la quale si è interrotta la sua produzione, ma non la sua capacità di influenza e il suo insegnamento. Seguendo la sua curiosità intellettuale, con la ricerca ha anticipato la riflessione sociologica su fenomeni in Italia appena sfiorati, come, ad esempio, il senior cohousing, come ricordano oggi i suoi colleghi.

Per quanto ci riguarda noi possiamo dire di aver seguito con attenzione negli ultimi anni il lavoro di Sgritta che ci ha fornito molto spesso spunti per riflessioni e approfondimenti, sia durante l’esperienza di Rassegna Sindacale, sia durante gli anni di Radio Articolo 1. Sgritta è stato molte volte ospite delle nostre trasmissioni proponendoci sempre una visione originale e spesso fuori dal coro e dai commenti scontati che vanno quasi sempre per la maggiore. Lo stesso approccio seguito negli interventi sulla Rivista delle Politiche Sociali, che continuerà a pubblicare i contributi di Giovanni Sgritta per mantenere viva la sua presenza intellettuale.

Ecco cosa scrive il direttore della Rivista della Cgil, Stefano Cecconi: "Per ricordare la figura del professor Giovanni Battista Sgritta, scomparso un anno fa, il suo straordinario contributo alla diffusione del sapere scientifico in ambito sociologico e non solo, le sue analisi e riflessioni profonde e documentate sullo stato delle politiche sociali nel senso più ampio del termine, la Rivista delle Politiche Sociali intende pubblicare una raccolta ragionata dei suoi articoli pubblicati dalla Rivista nel corso di questi anni.  La pubblicazione, curata da Rps con il professor Ugo Ascoli e la professoressa Fiorenza Deriu, vuole essere anche un modo per ringraziare l’amico Gianni Sgritta, per il sostegno generoso che ha sempre offerto alla Rivista della Cgil".  
Grazie professore.

Per rivedere le dirette del convegno:
3 marzo
mattina
pomeriggio

4 marzo
mattina
pomeriggio