“Esprimiamo apprezzamento relativamente alle recenti affermazioni dell'Ad di Sport e Salute, Sabelli che raccolgono e sviluppano positivamente quanto come Cgil denunciamo da decenni circa i limiti di un “sistema sportivo italiano” da riprogettare strutturalmente al fine di affermare il diritto - oggi negato a tantissimi cittadini - allo sport per tutte e tutti, attraverso investimenti oculati e politiche accorte, nella direzione del superamento di ogni ostacolo, per affermare l'universalità dell'accesso alla pratica sportiva”. È quanto dichiarano il responsabile Sport e Tempo Libero Cgil nazionale Cesare Caiazza, la segretaria nazionale Nidil Cgil Sabina Di Marco, e il coordinatore Sport Slc Cgil Fabio Scurpa.
“Del resto – proseguono - abbiamo già salutato positivamente, nell'ambito della formazione del nuovo Governo, la decisione di aver ripristinato un apposito Ministero che, insieme alle politiche per i giovani, si occupa specificamente delle problematiche connesse allo sport. La recente Legge delega di riordino del sistema sportivo, approvata in via definitiva i primi di agosto, dovrà essere riempita di contenuti, attraverso una serie di decreti ai quali rimanda”.
Per la Cgil “occorre agire per superare atavici problemi, limiti e contraddizioni che segnano lo sport e l'attività fisica nel nostro Paese. L'Italia è stata e continua ad essere competitiva nello sport agonistico, ma detiene disdicevoli record riferiti alla sedentarietà della popolazione. Da questo punto di vista, il nostro modello, dal dopoguerra ad oggi è stato e continua ad essere largamente fallimentare, scaricando prevalentemente sui cittadini gli oneri della pratica sportiva e della conoscenza dei benefici connessi al fare sport, determinando un accesso all'attività fisica elitario e di classe”.
“L'attività fisica rappresenta un fattore nevralgico di prevenzione primaria della salute fisica e mentale. Lo sport è, a tutto tondo, un elemento importante di welfare con il suo portato di valori di civiltà: accoglienza, integrazione, valorizzazione delle diversità, contrasto all'esclusione e all'emarginazione. Per questo – spiegano i responsabili Cgil -, partendo dall'interesse generale della nostra sfera di rappresentanza, riteniamo che si debba agire per rimuovere tutti gli ostacoli, affermando pienamente il diritto allo sport per tutte e tutti. Contemporaneamente, sulla base del disegno di legge delega approvato, si dovrà operare per affrontare – nei suoi tanti risvolti – il tema del lavoro nelle attività sportive. Una vera e propria emergenza che interessa più di un milione di persone (dipendenti, collaboratori e partite IVA) la stragrande maggioranza delle quali priva di diritti e tutele, a causa della strutturale precarietà che segna un settore permeato da quel volontariato che spesso cela lavoro nero e sommerso”.
“Sono molte ed eterogenee le problematiche – spiega la nota Cgil -, e interessano diverse figure professionali, non ultima quella degli atleti, per i quali (quando dilettanti) non esiste nemmeno un inquadramento sotto il profilo del diritto del lavoro, escludendoli da ogni copertura contributiva e previdenziale. Una questione che interessa particolarmente le donne, escluse completamente, attraverso una non più tollerabile discriminazione, dal “professionismo sportivo”. Vi è poi il tema della “formazione e della professionalità”, quasi sempre trascurato, e invece assolutamente centrale, soprattutto per la qualità del lavoro di preparatori, allenatori ed istruttori”.
“Tutti temi – concludono - sui quali incalzeremo il Governo, rafforzando un'azione sindacale unitaria e promuovendo alleanze più larghe con “iniziative” mirate ad affermare lo sport come diritto sociale ed universale di cittadinanza, dando al lavoro nello sport diritti e dignità, per fornire risposte alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori del settore che sollecitano, rivolgendosi al sindacato, un'azione mirata ad affermare tutele, professionalità e diritti”.