"Il decreto che avrebbe dovuto sbloccare i cantieri e far ripartire le opere si rivela un semplice bluff da parte del Governo, che lo utilizza, invece, per colpire e disarticolare il codice degli appalti negli aspetti più essenziali, che sono la prevenzione, il contrasto alla corruzione e alla penetrazione delle mafie, l'applicazione del principio di concorrenza e trasparenza, la tutela dei diritti dei lavoratori". Così in una nota i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Giuseppe Massafra, Andrea Cuccello e Tiziana Bocchi.

"Nel decreto - spiegano i dirigenti sindacali - non vi è nessuna norma di accelerazione per l'utilizzazione degli investimenti, in quanto nessuna modifica è stata fatta per limitare i tempi dei processi autorizzativi e burocratici (Cipe, consiglio superiore dei lavori pubblici, valutazione di impatto ambientale). Le modifiche al codice, dal punto di vista della tempistica - sottolineano - non avranno nessun impatto immediato sulle opere bloccate, in quanto interesseranno esclusivamente i nuovi bandi di gara i cui effetti ci saranno, nella migliore delle ipotesi, tra quattro, cinque anni, ma ancor peggio è che ancora, dopo una discussione di mesi, non esiste un elenco di opere per una effettiva ed immediata cantierizzazione dei lavori".

In particolare, Massafra, Cuccello e Bocchi criticano alcuni aspetti: "Si ritorna al criterio del massimo ribasso fino alla soglia di 5.500.000; si accrescono i livelli di discrezionalità aumentando le soglie per l'affidamento diretto e allargando le procedure negoziate senza bando di gara; si aggira la norma del limite del subappalto ed i possibili controlli antimafia, facilitando l'assegnazione dei lavori ai cosiddetti consorzi stabili; si evita anche l'obbligatorietà della terna in fase di gara persino nelle categorie di lavori più esposte ad infiltrazione mafiosa; si riporta la direzione dei lavori sotto l'ombrello del contraente generale compromettendo la trasparenza delle prestazioni essendo contemporaneamente controllore e controllato; di fatto si smantella il ruolo e la funzione dell'Autorità Anticorruzione; non si interviene efficacemente per la riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti".

"Esprimiamo dissenso e preoccupazione per un Paese che rimane bloccato nello sviluppo e nella crescita, oltre ad essere contrari al provvedimento adottato che contrasteremo in tutte le sedi opportune", concludono i tre sindacalisti.